Il Corano
Molto spesso siamo portati ad esprimere giudizi su argomenti che non conosciamo, sui quali non tentiamo neanche una minima riflessione. Attribuiamo troppa importanza alle strumentalizzazioni culturali ed alle propagande politiche o pseudo tali, che perdiamo il senso originario di numerose opere letterarie.
Il Corano, su cui azzarderemo una brevissima trattazione, soprattutto al giorno d’oggi, è stato bersaglio di molti pregiudizi, soprattutto perché accusato di incitare alla violenza i propri sostenitori. Dimentichiamo che alcuni libri del Vecchio Testamento biblico, come il Deuteronomio, il Levitico, Giosuè etc., contengono scene di inaudita violenza, degne di un best seller horror. Mi preme precisare che il mio approccio sarà esclusivamente storico/letterario, evitando qualsiasi approfondimento dottrinario o prettamente teologico, che deve essere riservato agli esperti in materia.
Il Corano è considerato da gran parte della popolazione mondiale, come la parola immediata di Dio. In considerazione dell’enorme influenza che esercita sulla popolazione musulmana, penetrando in ogni strato della vita politica e sociale, è probabilmente il libro più letto nel globo. E’ noto a tutti come i vari Paesi musulmani, anche dove non sono presenti regimi totalmente teocratici, abbiano sempre curato di orientare i propri ordinamenti civili al rispetto del Corano, e come le loro lingue e le loro letterature siano compenetrate con lo spirito del Libro sacro.
Il Corano (Qur’an, letteralmente “recitazione”, cioè un testo che andrebbe recitato salmodiando) è stato composto tra il 610 e il 631 d.C., e che, anche secondo la critica europea, si considera opera autentica e personale di Maometto. Per i musulmani, Maometto l’avrebbe composto per rivelazione scritta comunicata da Dio, a mezzo dell’angelo Gabriele. Il Libro si compone di 114 capitoli, denominati “sùre”, di lunghezza variabile (da un minimo di tre versetti ad un massimo di 280). Ogni sùra ha un titolo che richiama l’argomento trattato. I dogmi descritti sono fondamentalmente quattro:
1) L’unità di Dio, idea della quale il Corano è pervaso;
2) la missione di Maometto, apostolo di Dio, incaricato di insegnare agli uomini l’unità di Dio, che è l’essenza stessa della religione;
3) la credenza negli angeli e nei demoni (i primi sono essere intermedi fra Dio e gli uomini, creati dal fuoco; i secondi sono quelli che con Iblis (una sorta di Lucifero) rifiutarono di prostrarsi avanti ad Adamo e perciò furono maledetti da Dio;
4) la credenza nella vita futura ed eterna: risurrezione dei morti, giudizio universale, paradiso ed inferno.
In realtà, la religione predicata inizialmente da Maometto mirava ad un ritorno alla “dottrina originaria di Abramo”, quasi un giudaismo spogliato dal cerimoniale mosaico e liberato dai concetti di espiazione e di Trinità, novità assoluta del cristianesimo. Infatti alla nuova religione fu dato il nome di “islam”, ovvero “sottomissione alla volontà di Dio”. Rispetto alla situazione delle popolazioni arabe del VII secolo, il Corano rappresentò un progresso tanto nell’ordine civile quanto in quello penale, temperando alcune disposizioni ancora di carattere tribale.
Per quanto riguarda le fonti, se si escludono le parti poetiche del Corano, creazione spontanea di Maometto, le principali sono costituite dai testi narrativi giudaici, come la Haggada e il Midrash (non il Vecchio Testamento) e da testi apocrifi cristiani, attraverso i quali sembra che Maometto abbia conosciuto il Nuovo Testamento, nonchè le tradizioni e le leggende dell’Arabia pagana. Proprio dell’antico paganesimo arabo, Maometto conservò l’usanza del pellegrinaggio alla Mecca, per ragioni di opportunità politica oltre che per necessità economiche e commerciali, imprimendo, tuttavia, un carattere monoteista.
Quando Maometto morì (632) non esisteva alcuna copia del Corano, ma soltanto frammenti scritti in epoche diverse su pietre lisce, omoplati di montone, costole di foglie di palma etc., mentre la maggior parte era stata tramandata oralmente dai seguaci del Profeta, i cosiddetti “portatori del Corano”. Fu poi affidato a Zaid, un ex-amanuense di Maometto, l’incarico di curare la prima edizione del Corano, a cui furono associati tre collaboratori. Il modo in cui le 144 sùre furono ordinate, rivela un certo ordine metodologico, in virtù del fatto che all’inizio furono collocate le più lunghe e progressivamente le più brevi. Il fatto che i primi editori abbiano eseguito il lavoro con grande onestà e scrupolo è provato dal fatto che essi non cercarono di eliminare le contraddizioni o particolari che avrebbero potuto screditare il Profeta.
Proviamo ora a delineare sinteticamente qualche punto in comune tra la tradizione cristiana e quella islamica. Nella religione islamica, Gesù che per i cristiani è Dio e figlio di Dio, è riconosciuto come profeta. La sua menzione nel Corano è sempre accompagnata dall’ eulogia “Su di lui la pace di Allah”, addirittura quasi simile a quella utilizzata per il profeta Maometto, “Dio lo benedica e gli dia pace”. Il Corano si riferisce a Gesù anche con la formula “Il messaggero di Dio” o “la parola di Dio”. Secondo la tradizione messianica, Gesù tornerà sulla terra alla fine dei tempi, annunciando il giorno del giudizio finale, e si afferma che egli apparirà ove si erge “il minareto di Gesù” a Damasco. Inoltre il Corano accetta la “miracolosa nascita virginale” di Gesù (nell’immagine in calce vi è proprio l’annunciazione a Maria secondo la tradizione islamica) ed anche la sua grande sapienza, nonchè tutti i suoi numerosi miracoli, sono attribuiti alla volontà di Allah. La stessa Maria è ampiamente citata nel Corano, come la “prescelta” di Allah, o espressioni similari. Nonostante quindi si riconosca a Gesù una posizione profetica di assoluto rilievo nell’escatologia islamica, si negano i due fondamenti principali del cristianesimo “la morte e la resurrezione di Gesù”.
In realtà l’idea che il Cristo non fosse stato veramente crocifisso, era stata già portata avanti dalla setta eretica dei docetisti, già operativi nella seconda metà del I secolo. Nel Vangelo di Giovanni, gli esperti hanno individuato numerose riflessioni e puntualizzazioni dell’evangelista proprio in polemica con i docetisti (come ad esempio l’ampia dissertazione sul “pane della vita”). Inconciliabile, poi, con l’assoluta posizione monoteista islamica, è la visione del Dio uno e trino cristiano, difficilmente spiegabile dal punto di vista logico-razionale.
Se le posizioni teologiche sono ancora molto distanti, ciò non significa che non si possa guardare con rispetto verso culture diverse dalla nostra, ferma restando la non negoziabilità dei diritti fondamentali della persona umana, come la dignità, l’uguaglianza, la libertà…..
Luigi Angelino
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