Il naturalista olandese Nikolaas “Niko” Tinbergen può essere considerato, al pari del più celebre Konrad Lorenz, uno dei padri della moderna etologia, o scienza del comportamento. Insignito del premio Nobel per la Medicina nel 1973 insieme allo stesso Lorenz e a Karl von Frisch, scopritore del linguaggio racchiuso nella danza delle api, Tinbergen ha stabilito alcuni dei principi fondamentali che ancora oggi regolano lo studio del comportamento animale. Le basi poste da Tinbergen includono, tra le altre cose, quattro domande fondamentali che ogni scienziato dovrebbe porsi quando osserva un nuovo comportamento. Questi quattro, fondamentali “perché”, parzialmente ispirati dalle “quattro cause” di Aristotele riguardano, rispettivamente, la causa, lo sviluppo, la funzione e l’evoluzione di quel comportamento. E si tratta tuttora di un metodo perfettamente applicabile ad altri campi di studio, come ad esempio l’anatomia: osservando l’organo di un animale, riguardo ad esso ci si può porre gli stessi quattro quesiti: perché si è formato? Come si è sviluppato? Qual è la sua funzione? Come si è evoluto?
Tra gli altri studi che hanno reso celebre Tinbergen ci sono anche le ricerche sui “meccanismi scatenanti innati”, ossia quei comportamenti che, invariabilmente, causano negli animali una reazione inconscia, innata. Ad esempio, le macchie rosse presenti sul becco di alcune specie di gabbiani funzionano da stimolo innato per i piccoli che, grazie ad esse, riconoscono il becco del genitore e lo inducono così a rigurgitare un po’ di cibo tutte le volte che sono affamati.
Nel 1937, Tinbergen andò a trovare Lorenz nella sua tenuta ad Altenberg, in Austria. Nel periodo trascorso insieme, i due discussero le basi da dare alla nuova scienza che si stava formando. Per comprendere i meccanismi scatenanti innati, Tinbergen si dedicò allo studio dell’istinto nei pulcini di oca selvatica, la grande passione di Lorenz. Dopo vari tentativi, fu una banale sagoma di cartone, ritagliata grossolanamente, a scatenare il terrore innato nei piccoli palmipedi: muovendola in una direzione sopra le loro teste, il modello somigliava vagamente a un’oca in volo, con il collo lungo e la coda corta, e questo non suscitava nessuna reazione nei piccoli; ma quando Tinbergen tirò il cavo che sorreggeva la sagoma di cartone nella direzione opposta, scatenò il panico tra i pulcini: muovendosi nel verso opposto, la silhouette diventava quella di un rapace, con la coda lunga e il collo corto. Eppure i pulcini non avevano mai visto un falco in vita loro: si trattava di un comportamento del tutto innato.
Lo studio di questi meccanismi fu uno dei principali motivi dell’assegnazione del Nobel a Tinbergen e Lorenz. La genetica, però, aveva probabilmente avvantaggiato la famiglia Tinbergen donando loro menti straordinarie: nel 1969 Jan, il fratello maggiore di Nikolaas, aveva già vinto il Nobel per l’Economia. Tinbergen combatté nella Seconda guerra mondiale a fianco degli alleati, e questo lo allontanò per alcuni anni dall’amico Lorenz, che invece si trovava a guerreggiare con l’Austria e, di conseguenza, con la Germania nazista. Anni dopo, anche per merito di un ripensamento di Lorenz nei confronti del nazismo, i due ridiventarono buoni amici.
Tinbergen fu anche un ottimo divulgatore scientifico. Scrisse e collaborò a realizzare documentari naturalistici che ebbero ottimi ascolti, e scrisse libri di successo. Il suo bestseller, Naturalisti curiosi, è tutt’ora un piccolo, attualissimo gioiellino di aneddotica saggiamente mischiata a rigore scientifico, dove il grande naturalista racconta ricerche, esperienze di vita, riflessioni e scoperte. Il tutto condito da una grande passione per il comportamento animale, sia esso l’elaborata socialità che si sviluppa nelle colonie di gabbiani o le sorprendenti capacità di orientamento delle piccole vespe esploratrici, un’altra delle tante passioni di una mente straordinaria.
Fonte: rivistanatura.com
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