Mi ricordo che la prima volta che sentii la parola “Catari” ero a scuola ( anni 1979-81). Il prof di religione, don Ersilio Renoglio (viveva da anni con un solo rene, perché l’altro lo aveva donato da qualche tempo ad una persona che necessitava di trapianto e morì di lì a poco, prima che terminassi le scuole medie), poeta dolcissimo e insegnante meraviglioso, un giorno ci chiese cosa sapessimo sul Sacramento della Comunione.
Ognuno di noi disse la sua, ma dentro di me, sentii esplodere una domanda:
-Perché si dice che Gesù è presente col “corpo”?
Don Ersilio mi guardò per un lungo istate poi mi chiese se conoscessi i Catari. – No – risposi – cosa sono?
Egli mi corresse dicendo: – Non “cosa sono”, ma “chi furono” . Prima di spiegarti ciò che vuoi sapere, dimmi cosa pensi tu in proposito –
Avevo da poco superato i dieci anni, tuttavia dopo aver riflettuto qualche istante, risposi: – Per me Gesù è presente, lo sento con tutta l’Anima; penso che prendendo l’ostia, è come chiamarLo ed Egli è contento di starmi vicino ed io di averlo accanto”.
Don Ersilio a quel punto mi raccontò che molto tempo fa tanta gente morì per questo… essi furono chiamati “Catari”.
Era il 22 luglio 1209 (festività dedicata a Maria Maddalena), un esercito di Crociati, cavalieri agli ordini di Papa Innocenzo III, seguiti da un altrettanto folto esercito formato da un’accozzaglia di banditi senza scrupoli, alla ricerca di indulgenze e ricchezze, si era insediato sotto le mura della prospera città di Beziers, i cui abitanti erano particolarmente devoti proprio a Maria Maddalena, perché si narrava che fosse giunta in quel luogo, in Francia, dopo aver lasciato la Palestina.
I Crociati credevano che la città di Beziers fosse in prevalenza catara, cioè abitata da uomini accusati di non seguire i precetti originali del Cristianesimo.
I Catari, dal canto loro, erano convinti che esistesse una dualità tra le Forze del Bene (Dio che donava l’Anima Immortale) e quelle del Male (la presenza di un corpo fisico e le tribolazioni della vita terrena). Erano pacifisti convinti e osservavano determinate regole che, secondo loro, discendevano direttamente dai primi cristiani, su insegnamento diretto di Gesù.
Si consideravano i veri cristiani e questo non piacque alla Chiesa di Roma.
Essendo pertanto rivali nel proselitismo sia dei Cristiani Cattolici, che di quelli Ortodossi, erano divenuti una spina nel fianco dapprima ed un nemico da abbattere poi.
Si venne dunque alla mattina del 22 luglio. Mentre i Cavalieri erano davanti all’ingresso principale della città, uno dei rinnegati (coloro che appartenevano alla schiera dell’esercito crociato, senza essere nominati “cavalieri”), un disperato senza scrupolo alcuno, si avvicinò ad una porta laterale della cittadina lanciando improperi ed accuse d’eresia a coloro che erano all’interno; alcuni ingenui corsero all’esterno per vedere cosa stesse accadendo, ma appena aprirono le porte, un’orda di gentaglia (le cronache parlano di 1500 unità), si riversò all’interno delle mura, seguita poi dai Cavalieri.
Furono uccisi tutti: uomini, donne e bambini.
Si narra che in quella città vivessero anche molti cattolici; alcuni Cavalieri chiesero come fare per distinguerli dagli “eretici” e la riposta che ebbero da Arnald Amaury , abate cistercense al comando delle truppe, fu: “Caedite eos. Novit enim dominus qui sunt eis. – Ucciditeli tutti, Dio riconoscerà i suoi”.
Fu così che a mezzogiorno di quello stesso giorno Arnald orgogliosamente poteva scrivere a Papa Innocenzo III: “« La città di Béziers fu presa e, poiché i nostri non guardarono a dignità, né a sesso, né a età, quasi ventimila uomini morirono di spada. Fatta così una grandissima strage di uomini, la città fu saccheggiata e bruciata: in questo modo i meccanismi della vendetta divina sono stati mirabili»
(Arnaud Amaury, Patrologia Latina, volume CCXVI, 139C)
Che dire? Ritengo che se Primo Levi fosse vissuto all’epoca della crociata contro gli albigesi, come venne chiamato il genocidio dei Catari, avrebbe commentato: “…se questo è un uomo…”.
Vorrei lasciarvi donandovi le parole di Don Ersilio Renoglio, parole che mi rimasero nel cuore come il ricordo indelebile di lui, nonostante siano passati così tanti anni.
IL SALUTO
E’ fatto di poco,
una parola, un gesto…
ma la sua eco
può essere grande.
I distratti lo ignorano,
gli amici lo cercano.
Se sale dal cuore
scende in profondità.
Rende più bella la strada
di chi lo riceve,
arricchisce quella
di chi lo dà
Don Ersilio Renoglio
Cinzia Vasone
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