Giosuè Carducci
Nel 1906 il premio Nobel per la letteratura italiana è stato assegnato a Giosuè Carducci, in virtù dei suoi risultati straordinari che ha ottenuto per tutta la vita nel campo della poesia. Egli era un satanista Dal momento in cui ha vinto il Nobel, Carducci divenne saldamente affermato come uno dei personaggi più noti e influenti della letteratura del mondo, con un grande materiale di lavoro distinto e una lunga carriera di realizzazione artistica, l’attivismo politico e l’agitazione religiosa. Aveva pubblicato diversi volumi di poesia che avevano attirato in tutto il mondo il plauso della critica. Inoltre, i suoi scritti in prosa, tra cui critica letteraria, le biografie, i discorsi e i saggi superavano i 20 volumi. Era anche stato eletto senatore di Italia e aveva ottenuto una pensione a vita molto consistente. Il premio Nobel era semplicemente il coronamento di una lunga vita, brillante e di grande successo. Le credenziali di Carducci come satanista comprendono non solo i suoi successi mondani e l’opposizione manifesta al Cristianesimo, ma anche la scrittura di un poema molto controverso: l’ Inno a Satana. Con la scrittura di questa poesia stupefacente, entrò con fermezza nel regno del satanismo moderno, abbracciando il personaggio mitico di Satana come un modello esemplare ed eroico simbolo. Infatti, è questa presa di coscienza di Satana in quanto archetipo la caratteristica peculiare del satanista moderno.
Naturalmente, vivendo nel 19° secolo in Italia, Carducci probabilmente non si sarebbe mai riferito a se stesso come ”satanista.” Il collegamento di tale termine al carattere satanico avrebbe dovuto aspettare ancora quasi 100 anni, quando Anton Szandor LaVey, fondatore della Chiesa di Satana, definì il Satanismo per il mondo moderno nella Bibbia Satanica nel 1969. Tuttavia, l’adozione esplicita, da parte di Carducci, di un archetipo satanico come simbolo della sua filosofia definita ”razionalismo radicale,” pone inequivocabilmente il premio Nobel all’interno della tradizione satanista – benchè i biografi meno audaci hanno preferito utilizzare il termine “pagano” per descriverlo, Carducci sentiva grande affinità con il mondo classico e scrisse numerosi omaggi di fama internazionale ad antiche divinità romane e allo stile di vita felice pagano (cancellato successivamente da quello cristiano). Ma a differenza di Baudelaire, Leopardi, Levi, Rimbaud, Huysmans e di altre figure letterarie del 19° secolo che hanno scritto opere in qualche modo sataniche, Carducci non è morto in ginocchio gemendo e implorano il perdono di un dio cristiano precedentemente disprezzato. Egli, invece, è morto come un imperturbabile nemico del Papa e finì i suoi giorni come un provocatorio anti-clericale.
Carducci è nato vicino a Verana, nel 1835. Fin dalla tenera età, guidato dal padre medico politicamente attivo, imparò il latino e studiò l’Iliade e le opere classiche di Omero. Ha letto anche energicamente le opere del famoso poeta italiano, Giacomo Leopardi (1798 – 1837) ed è stato forse ispirato nel suo Inno a Satana dall’incompiuto “Ad Arimane” dello scoraggiato Leopardi: una deprimente preghiera indirizzata al Principe delle Tenebre, ove viene riconosciuto il suo dominio sulla Terra. Nel 1860, all’età di 25 anni, è stato nominato alla cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Bologna, dove avrebbe trascorso una lunga e brillante carriera di oltre 40 anni. E‘ stato anche attivamente coinvolto nei fatti politici di quel tempo, ridisegnando l’Italia di quegli anni.
E ‘ stato partecipe di un momento di rivoluzione repubblicana, ispirata e coadiuvata dalla Francia rivoluzionaria. Lottò per allontanare il vecchio tirannico ordine asburgico ed unirsi e democratizzare molti stati feudali e regni separati in Italia. A metà del 1860, dopo anni di guerra civile e di lotta politica, la maggior parte della penisola italiana era stata unita sotto una monarchia costituzionale repubblicana. Tuttavia , una delle ultime vestigia della dominazione tirannica sulla penisola italiana, continuava ad essere il controllo politico diretto di Roma e delle regioni circostanti da parte del papa. Con l’appoggio militare d’Asburgo in Austria, il Papa aveva tenuto il potere politico secolare diretto sulle province italiane conosciute come lo Stato Pontificio. Naturalmente , i liberi pensatori anti-clericali tra i repubblicani hanno trovato la tirannia dal papato ancora più odiosa di quella dei nobili ereditari.
In tutta Italia, logge massoniche del 19 ° secolo fungevano da centri di organizzazione delle attività rivoluzionarie che andavano dalla propaganda anti-realista agli attacchi della guerriglia metropolitana. Carducci era, naturalmente, un membro così come lo erano quasi tutti gli altri capi significativi del movimento rivoluzionario italiano. Altri massoni di spicco di quel tempo erano il filosofo politico Giuseppe Mazzini, capo del successo movimento Giovine Italia, e Giuseppe Garibaldi, di fama internazionale in quanto rivoluzionario ed eroe di guerra.
In contrasto con il sapore apertamente teista e cristiano dei massoni tedeschi e anglo-americani, al momento, la massoneria italiana e francese adottava un tono molto più pan-religioso, quasi apertamente ateo. Come massoni, troppo hanno usato il termine “Grande Architetto dell’Universo” per riferirsi al “creatore.” Per molti dei massoni italiani e francesi più sagaci, però, aveva un significato molto diverso. Ecco la propria visione del “Grande Architetto”, nella newsletter ufficiale delle logge italiane:
“La formula del Grande Architetto, che viene rimproverata alla Massoneria come ambigua e assurda, è di grande mentalità e il principio immenso dell’esistenza può rappresentare anche il (rivoluzionario) Dio del Mazzini come il Satana di Giosuè Carducci (nel suo celebre Inno a Satana); Dio, come fontana di amore, non di odio; Satana, come il genio del bene, non del male.“
Questo riferimento alla newsletter massonica, definisce Carducci, come Mazzini, uno dei più efficaci e stimolanti pensatori e leader rivoluzionari della Repubblica. Inoltre, il tipo di visione religiosa sopra citato ha reso tutti i massoni italiani un nemico esplicito del Vaticano. Il 18 marzo 1902, Papa Leone XIII ha emesso “Annum Ingressi”, un pronunciamento contro la Massoneria italiana.
Il profondo sentimento anticlericale dei massoni francesi, probabilmente condiviso in pieno dai loro fratelli italiani, si riflette ampiamente nella seguente citazione da un discorso del senatore Delpech, presidente de le Grand Orient de France (20 Settembre 1902 ):
“Il trionfo del Galileo è durato venti secoli. Ma ora muore a sua volta. La misteriosa voce, annunciando (a Giuliano l’Apostata) la morte di Pan, ha annunciato oggi la morte del Dio impostore che ha promesso un’era di giustizia e di pace a coloro che credono in lui. L’illusione è durata a lungo. Il Dio mendace è ormai scomparso a sua volta; si unisce alla polvere che nei secoli hanno fatto le divinità dell’ India, Egitto, Grecia e Roma, che hanno visto così tante creature prostrate davanti ai loro altari. Fratelli. Massoni, noi ci rallegriamo di affermare che noi abbiamo fatto la nostra parte per il rovesciamento dei falsi profeti. La Chiesa romana, fondata sul mito galileiano, cominciò a decadere rapidamente fin dal giorno in cui è stata istituita l’Associazione massonica”.
Carducci, il libero pensatore massonico agitatore e rivoluzionario, scrisse l’ Inno a Satana nel settembre 1863, all’età di 28 anni, nella sua cattedra presso l’Università di Bologna. E’ stato composto come un brindisi in una cena tra amici. Opportunamente per essere recitato con un bicchiere alzato di chianti, il poeta lo titolò ”A Satana”. E ‘stato poi pubblicato nel 1865 con il titolo ”Inno a Satana”, ma probabilmente avrebbe dovuto portare più accuratamente il titolo di “Un brindisi a Satana.” Il tono, la rima, il metro e il contenuto lo confermano in modo chiaro e ben rispecchiano l’origine del lavoro. Non è difficile immaginare un tavolo pieno di amici rivoluzionari di libero pensiero del Carducci sollevare i loro bicchieri e conclusione la recita, gridando: “Ecco, qui”, e tracannare un bicchiere del migliore prodotto italiano.
In vino veritas!
Gli studiosi di letteratura moderni hanno riconosciuto l’ Inno a Satana come un manifesto aperto di convinzioni più profondamente sentite del Carducci e convinzioni care, che di tanto in tanto ha modificato ma mai abbandonato nel corso della sua lunga vita. Per Carducci, come per LaVey, Satana rappresenta simbolicamente tutte quelle cose meravigliose che la gerarchia del cristianesimo ortodosso oppone e tenta di sopprimere: la bellezza della natura e l’arte, i piaceri sensuali, la fiducia nella capacità dell’uomo di trasformare il mondo fisico, la libertà di pensiero e di espressione, la spregiudicata ricerca intellettuale, il progresso economico e sociale.
Ma prima di procedere con la storia di Carducci, ecco il testo originale della sua famosa poesia:
” A te, dell’essere
principio immenso,
materia e spirito,
ragione e senso; 4
mentre ne’ calici
il vin scintilla
sì come l’anima
nella pupilla; 8
mentre sorridono
la terra e ’l sole
e si ricambiano
d’amor parole, 12
e corre un fremito
d’imene arcano
da’ monti e palpita
fecondo il piano; 16
a te disfrenasi
il verso ardito,
te invoco, o Satana,
re del convito. 20
Via l’aspersorio,
prete, e ’l tuo metro!
no, prete, Satana
non torna in dietro ! 24
Vedi: la ruggine
l’ode a Michele
il brando mistico;
ed il fedele 28
spennato arcangelo
cade nel vano.
Ghiacciato è il fulmine
a Geo va in mano. 32
Meteore pallide,
pianeti spenti,
piovono gli angeli
dai firmamenti. 36
Nella materia
che mai non dorme,
re dei fenomeni,
e delle forme, 40
sol vive Satana.
Ei tien l’impero
nel lampo tremulo
d’un occhio nero, 44
o ver che languido
sfugga e resista
od acre ed umido
provochi insista. 48
Brilla de’ grappoli
nel lieto sangue,
per cui la libera
gioia non langue, 52
che la fuggevole
vita ristora,
che il dolor proroga,
che amor ne incora. 56
Tu spiri, o Satana ,
nel verso mio,
se dal sen rompemi
sfidando il dio 60
de’ rei pontefici,
de’ re cruenti:
e come fulmine
scuoti le menti. 64
A te, Agramainio,
Adone, Astarte,
e marmi vissero
e tele e carte, 68
quando le ioniche
aure serene
beò la Venere
anadiomene. 72
A te del Libano
frernean le piante,
dell’ alma Cipride
risorto amante: 76
a te ferveano
le danze e i cori,
a te i virginei
candidi amori 80
tra le odorifere
palme d’Idume,
dove biancheggiano
le ciprie spume. 84
Che vai se barbaro
il nazareno
furor dell’agapi
dal rito osceno 88
con sacra fiaccola
i templi t’arse
e i segni argolici
a terra sparse? 92
Te accolse profugo
tra gli dei lari
la plebe memore
dei casolari. 96
Quindi un femineo
sen’ palpitante
empiendo, fervido
nume ed amante, 100
la strega pallida
d’eterna cura
volgi a soccorrere
l’egra natura. 104
Tu all’occhio immobile
dell’ alchimista,
tu dell’indocile
mago alla vista 108
dischiudi i fulgidi
tempi novelli
del nero claiistro
oltre i cancelli. 112
Alla Tebaide,
te nelle cose
fuggendo, il monaco
triste s’ascose. 116
O dal tuo tramite
alma divisa,
benigno e Satana:
ceco Eloisa. 120
In van ti maceri
nell’aspro sacco:
il verso ei mormora
di Maro e Flacco 124
tra la davidica
nenia ed il pianto;
e, forme delfiche,
a te da canto, 128
rosee nell’orrida
compagnia nera,
mena Licoride,
mena Glicera. 132
Ma d’altre imagini
d’età più bella
tal or si popola
l’insonne cella. 136
Ei, dalle pagine
di Livio, ardenti
tribuni, consoli,
turbe frementi 140
sveglia; e fantastico
d’italo orgoglio
te spinge, o monaco,
su ’l Campidoglio. 144
E voi, che il rabido
rogo non strusse,
voci fatidiche,
Wiclef ed Husse, 148
all’aura il vigile
grido mandate:
s’innova il secolo,
piena è l’ etate. 152
E già già tremano
mitre e corone :
move dal claustro
la ribellione, 156
e pugna e predica
sotto la stola
di fra’ Girolamo
Savonarola. 160
Gittò la tonaca
Martin Lutero:
gitta i tuoi vincoli,
uman pensiero, 164
e splendi e folgora
di fiamme cinto;
materia, inalzati:
Satana ha vinto. 168
Un bello e orribile
mostro si sferra,
corre gli oceani,
corre la terra: 172
corusco e fumido
come i vulcani,
i monti supera,
divora i piani, 176
sorvola i baratri;
poi si nasconde
per antri incogniti
per vie profonde; 180
ed esce; e indomito
di lido in lido
come di turbine
manda il suo grido, 184
come di turbine
l’alito spande:
ei passa, o popoli,
Satana il grande; 188
passa benefico
di loco in loco
su l’infrenabile
carro del foco. 192
Salute, o Satana,
o ribellione,
o forza vindice
della ragione! 196
Sacri a te salgano
gl’incensi e i voti!
Hai vinto il Geova
de’ sacerdoti. 200 ”
Questa poesia è stata pubblicata una seconda volta nel 1869 nel giornale radicale di Bologna ” Il Popolo”, come una provocazione in concomitanza con il 20 ° Concilio Ecumenico Vaticano II, un momento in cui fervore rivoluzionario diretto contro il papato era in esecuzione e i repubblicani premevano sia politicamente sia militarmente per la fine della dominazione del Vaticano sui cosiddetti Stati papali sotto il sostegno militare degli odiati Asburgo d’Austria.
La seconda pubblicazione è stata pensata per essere una provocazione e provocatoria è stata. La reazione alla ricomparsa della poesia controversa fu molto forte. Anche alcuni dei colleghi repubblicani del Carducci hanno pubblicamente preso le distanze dall’ abbraccio a Satana del poeta, anche se si erano opposti al papa. I giornali moderati demonizzarono Carducci per aver potenzialmente danneggiato la causa di tali scritti con blasfemie infiammatorie.
Ma, in realtà, la causa repubblicana stava trionfando. Nel 1870, il sostegno militare austriaco per il Papa crollò e le truppe repubblicane marciarono a Roma. E ‘molto probabile che, mentre prendevano la città, almeno alcune di quelle truppe avevano l’Inno a Satana fresco nelle loro menti.
Ma, come i repubblicani moderati avevano temuto, il Vaticano colse la poesia come un elemento di propaganda. Come Carducci aveva introdotto Satana come un simbolo degno e onorevole dell’opposizione repubblicana al potere terreno tirannico del papato, la propaganda del Vaticano per le sue pecore fedeli dipinse i rivoluzionari come tirapiedi maledetti del letterale Diavolo. Il 1910 l’Enciclopedia Cattolica proclamò le logge massoniche per essere:
“Avamposti avanzati e portabandiera di tutto un immenso esercito anti-cattolico e anti-papale nella guerra spirituale mondiale della nostra epoca. In questo senso anche il papa, come il poeta massonico Carducci nel suo Inno a Satana, considera Satana come il supremo capo spirituale di questo esercito ostile.“
Fosse vissuto per leggerlo, Carducci avrebbe senza dubbio avuto il piacere di vedere il suo nome così immortalato nella Enciclopedia Cattolica come nemico principale della chiesa.
Benchè l’Inno a Satana sia stato estremamente efficace come dispositivo politico – non venne ritenuto da studiosi e critici una grande opera arte. Così, nonostante l’impatto rivoluzionario dell’ Inno a Satana, i più grandi successi poetici di Carducci dovevano ancora arrivare.
Carducci è stato un rivoluzionario su più fronti, sia politici che artistici. Non aveva paura di intraprendere coraggiose, audaci avventure nelle sue opere. La Rime Nuove e l’Odi Barbare , apparse nel 1880, contengono il meglio della sua poesia.
Le Odi Barbare, in particolare, includono brillanti e rivoluzionarie innovazioni. Carducci reintrodusse vecchi stili e metri di poesia latine classiche in opere di lingua italiana contemporanea. Questo adattamento della tecnica antica ha ricordato il ritmo e il sapore di Omero e Virgilio ed era il modo di Carducci di onorare sia il classicismo che il paganesimo. Attaccò anche due cose che aborriva: il romanticismo nella poesia contemporanea e il cristianesimo nella società contemporanea. Infatti, tutta l’opera di Carducci fu un’affermazione della ragione classica contro il misticismo romantico e la pietà cattolica romana.
Ha scritto anche recensioni feroci su quello che lui considera banale sentimentalismo nella zampillante e poco originale poesia romantica.
Tutte queste furono mosse coraggiose . Per intraprendere tale innovazione radicale nel proprio lavoro e criticare così aspramente i romantici popolari , Carducci certamente si dimostrò disposto a rischiare di attrarre la condanna che avrebbe potuto ostacolare la sua popolarità e la sua carriera. Ma proprio come aveva aiutato gli sforzi repubblicani per liberare la vita politica italiana dalla dominazione asburgica e papale, Carducci portò anche alla liberazione della poesia italiana dal romanticismo sentimentale e, allo stesso tempo, offrì la novità della sua re-introduzione dei contatori classici. Questa arte d’ avanguardia lo portò al Nobel.
Quando Carducci venne selezionato per ricevere il Premio Nobel in riconoscimento del suo successo mondiale, era un uomo anziano e, in effetti , era troppo malato per viaggiare a Stoccolma per ritirare il premio di persona . Se fosse stato presente, il comitato del Nobel non avrebbe potuto essere così presuntuoso da cercare di trovare delle scuse per il grande poeta ” satanico ” .
E‘ chiaro che anche gli intellettuali relativamente progressisti del comitato del Nobel erano a disagio ad abbracciare pubblicamente un pagano e satanista come Carducci davanti a un pubblico globale. I loro sforzi per minimizzare questi aspetti dell’uomo furono evidenti nel discorso di presentazione.
Alla fine della vita di Carducci, il romanticismo e il cattolicesimo e (si potrebbe dire anche ) la dominazione politica sono rimasti molto popolari presso la grande massa degli italiani, ma le sue coltellate ardite a tutte e tre le cose avevano indimenticabilmente aperto la porta alla ricerca di un’ élite finalizzata alla liberazione politica, artistica e religiosa. Il suo contributo duraturo alla libertà della mente e dello spirito è sempre immortalato nella lista dei Premio Nobel, il più alto riconoscimento letterario della Terra – e in un bellissimo monumento di pietra a Bologna. E davvero, cosa si può sperare per un satanista più che l’immortalità del suo successo?
Fonte: www.satanismorazionalista.it
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