Il Favoloso Mondo di Amelie
è un film Francese diretto da Jean-Pierre Jeunet , (un regista, sceneggiatore e produttore della periferia di Roonne, ex impiegato delle poste che , dopo una serie di cortometraggi indipendenti , otterrá con la pellicola sopracitata un successo planetario).
Il film , dalle prime inquadrature , trasporta lo spettatore in un universo barocco, costellato di dettagli caotici , ricoperti da colori caldi e accesi in modo surreale.
Bruno Delbomel (direttore della fotografia) , riprende una Parigi idilliaca per 121 minuti, con uno stile tra il QUADRO FIAMMINGO e L’EFFETTO DI INSTAGRAM , suggerendo un ottimismo di base , che avvolgerá in un PIUMONE DI COMMEDIA ogni dramma della giovane Amèlie. Di evidente impronta esistenzialista , la pellicola è narrata da una figura onnisciente che , di tanto in tanto , suggerisce il “dietro le quinte” dei personaggi . In questo modo pone l’esistenza di ogni individuo in un piano superiore: i dettagli apparentemente irrilevanti di protagonisti e comparse sono raccontati con dovizia di particolari , giustificando, cosí , ogni avvenimento da quel 30/8/1997 afflitto dal dramma della morte di Lady D.Il primo impatto tra il nostro universo e quello della pellicola fa emergere una serie di sentimenti e ricordi trascurati , che investono l’organismo dello spettatore con una pesante dose di serotonina , feniletilamina e ossitocina . Attaccati allo schermo e drogati da questi colori e dettagli affascinanti , ci lasciamo trasportare nel “Favoloso mondo di Amèlie”, ed inizia , cosí, una simbiosi tra la nostra identità e quella della grottesca e affascinante parigina, che durerà due ore intense .
Nella pellicola è particolarmente incisa una lettura meccanicistica della realtà , che il regista ci tiene a sottolineare quasi fosse un’ulteriore prova della bellezza della vita e della MAGIA che fluttua sotto il nostro naso ignaro.
Ne è esempio massimo ciò che la porta a CONSACRARSI AGLI ALTRI : un barattolo cadutole di mano a causa della sconvolgente notizia della morte di Lady D…
Il TERZO PRINCIPIO DELLA DINAMICA è applicato , dunque , a psiche e natura nella pellicola ; quello che sembra essere PURO CASO , sebbene stravolga la vita dei personaggi , deve necessariamente esser stato mosso da qualche cosa. E il regista focalizza l’attenzione proprio sulla CAUSA del caso , che sia una sensazione o un altro avvenimento.
Lo spettatore ha il privilegio di comprendere ciò che porta i personaggi ad essere se stessi , ad affermare quel che dicono e , addirittura , a PROVARE QUEL CHE PROVANO. Amèlie si innamorerà di un ragazzo i cui fantasmi del passato si intrecciano a quelli della fanciulla.Jeunet scandisce , dunque , le AZIONI con sequenze narrative dinamiche , si sofferma con pause descrittive affascinanti e riesce a mettere le giuste parole in bocca ad ogni personaggio nelle parti dialogate. Inoltre produce Un interessante sentore di Complicità tra protagonista e narratore quando, nel monologo iniziale , fa intervenire Amèlie nella descrizione di se stessa.
Lei viene proposta come un’anticonformista ventitreenne sociocentrica,introversa ed ottimista , consapevole della tristezza circostante . Col suo aspetto fisico inusuale e le sue espressioni simpatiche e solari , è cinta da un’identità complessa ed ingenua , che il regista giustifica descrivendoci sin dall’inizio un passato doloroso e solitario, frastagliato da una serie di difficoltà ,ormai svanite, che hanno lasciato il segno.
Per quanto il film risulti una soave realtà a cui chiunque vorrebbe tendere , pecca di un estetismo surreale e di una fastidiosa tendenza al barocco in dialoghi , narrazione , scene e persino nella trama. Eccessivo il tentativo di attirare consensi con un’ eccentricità finta , che risulta vuota rispetto al messaggio intenso che la pellicola vuol dare. Il fascino fantastico di alcune scene e reazioni dei personaggi , in parte , viene contenuto dalla bravura degli attori e dall’assenza di anacronismi ; il tentativo del regista , peró , di proporci un elaborato esistenzialista crolla , dal momento che la realtà proposta è distante da quella plausibile , ( sebbene il meccanicismo del mondo venga proposto in maniera concreta ). L’universo del film è pieno di una serie di ghirigori fasulli e di veli sul buio che impoveriscono il realismo dell ‘opera mutandone il senso; cosí Jean-Pierre non riesce del tutto a convincerci della bellezza della vita , ma descrive al meglio il FAVOLOSO MONDO DI AMÈLIE: una realtà utopica a cui è giusto tendere.
( Francesco Salvati, 28\7\2016 )
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