All’inizio di The Matrix un hacker di nome Neo si addormenta al computer e un misterioso messaggio appare sullo schermo: Svegliati, Neo. Questa frase racchiude la succinta trama del film, ossia la lotta contro l’imprigionamento in un mondo ‘materiale’ che è in realtà un software di simulazione creato da una Intelligenza Artificiale (AI) al fine di schiavizzare la umanità, perpetuando la ignoranza sotto forma di una percezione illusoria denominata Matrix…
In parte, il film costruisce la sua visione della realtà alludendo alle numerose tradizioni religiose che portano avanti l’idea che il problema fondamentale che affligge l’umanità sia la ignoranza e che la soluzione a tale problema sia la conoscenza o il risveglio. Due delle tradizioni religiose dalle quali attinge la pellicola sono il cristianesimo gnostico ed il buddismo. Sebbene le due dottrine differiscano in modo sostanziale, esse concordano nel ritenere che il problema della ignoranza possa essere risolto mediante il riorientamento della visione dello individuo rispetto al regno materiale. Entrambe le dottrine tendono inoltre a riferirsi alla figura di una guida che aiuti chi è ancora intrappolato nel mondo delle illusioni, la figura del redentore gnostico o del bodhisattva, che accede volontariamente in quel mondo con lo scopo di condividere la propria conoscenza liberatrice, facilitando la fuga a chiunque sia in grado di comprendere. Nel film, questa figura è incarnata da Neo, il cui nome è l’anagramma di One. Sebbene in chiave moderna, il film trae volutamente spunto da diverse tradizioni. Tra le tante, riteniamo che le chiavi di lettura del cristianesimo gnostico e del buddismo illustrino bene il paradigma di The Matrix, quello della dormiente ignoranza in un mondo onirico risolta da un risveglio alla conoscenza o illuminazione. Attingendo sincretisticamente da queste due tradizioni e fondendole in una singola visione tecnologica del futuro, il film costruisce un nuovo insegnamento che sfida il pubblico a porre in discussione ciò che considera ‘realtà’.
Quando fu chiesto loro se le idee buddiste li avessero influenzati nel concepimento del film, i Wachowski risposero affermativamente. In effetti le idee buddiste pervadono il film altrettanto esplicitamente di quelle cristiano gnostiche. Praticamente all’inizio del film Neo viene definito ‘il mio personale Gesù Cristo’, appellativo questo che contiene sfumature tipicamente buddiste. Dai campi di baccelli che racchiudono gli esseri umani, all’egoistica brama di Cypher di tornare a rivivere le sensazioni ed i piaceri di Matrix, gli insegnamenti buddisti sono riscontrabili in gran parte della trama e delle immagini del film. Il titolo del film evoca la visione del mondo buddista. La Matrix è descritta da Morpheus come “una prigione per la mente.” Un sistema costituito dalle proiezioni digitali di miliardi di esseri umani che non sono consapevoli della natura illusoria della realtà in cui vivono e dipendono completamente dall’hardware connesso ai loro corpi reali e dai software creati da una intelligenza artificiale. Tutto ciò ricorda la concezione buddista del samsara, per cui il mondo in cui viviamo sia costruito dalle nostre proiezioni sensoriali, a partire dai nostri desideri. Quando Morpheus porta Neo in “struttura” per istruirlo, Neo apprende che il modo in cui si era sempre auto-percepito all’interno di Matrix non era altro che “la proiezione mentale del tuo io digitale.” Il mondo “reale”, che associamo con ciò che udiamo, annusiamo, gustiamo, e vediamo, “non è altro che una serie di segnali elettrici interpretati dal nostro cervello”. Quel mondo – spiega Morpheus – esiste “solo in quanto parte di una simulazione neuronale interattiva, che noi chiamiamo Matrix.” Secondo il Buddismo ed il film The Matrix, la erronea convinzione che il mondo creato dalla esperienza sensoriale sia reale, la ignoranza ed il desiderio mantengono l’uomo prigioniero di una illusione fino a quando non sarà in grado di riconoscere la falsità di ciò che percepisce come reale, rinunciando al proprio malinteso senso di identità. Attingendo alla dottrina buddista del sorgere co-dipendente, il film rappresenta la realtà in Matrix come un conglomerato delle illusioni di tutti gli esseri umani imprigionati.nella sua trappola. Ugualmente, il buddismo insegna che la sofferenza degli esseri umani discenda dalla ignoranza e dal desiderio da cui sono bloccati in un ciclo ripetitivo di nascita, morte e rinascita. La concezione del sorgere co-dipendente è illustrata nel contesto del film tramite l’illusione di Matrix. La vividezza della illusione di Matrix è legata al grado di convinzione di chi ne è imprigionato, che la stessa Matrix rappresenti la realtà. Il software creato da AI in sé e per sé non rappresenta alcuna illusione. Solo quando gli esseri umani interagiscono con i suoi programmi viene a crearsi la illusione, la Matrix, o samsara, che si rafforza mediante ogni interazione con cui gli esseri si interfacciano ad essa. Così la realtà di Matrix esiste solo quando le menti umane soggettivamente subiscono la esperienza dei suoi programmi. Il problema quindi, può essere inquadrato in termini buddisti. Gli uomini sono intrappolati in un ciclo di illusione, e la loro inconsapevolezza li tiene bloccati in esso, del tutto dipendenti dalle loro interazioni con le illusorie esperienze che esso fornisce, e la somma delle proiezioni sensoriali dei loro simili. Tali proiezioni sono fortificate dal desiderio di credere che ciò che percepiamo come reale sia effettivamente reale. Tale desiderio nel film è raffigurato con la storia di Cypher, che non riesce a tollerare il ‘deserto della realtà’ e chiede di essere reinserito in Matrix. Seduto con l’Agente Smith in un ristorante di alto livello, fumando un sigaro e sorseggiando un bicchiere di brandy, Cypher spiega le sue motivazioni: “Sai, io so che questa bistecca non esiste. So che quando ne metto in bocca un pezzo, Matrix comunica al mio cervello che è succosa e deliziosa. Dopo nove anni, sai cosa ho capito? Che l’ignoranza è beatitudine.” Cypher è consapevole che Matrix non sia la realtà e che tutti i piaceri in essa contenuti sono colo esperienze illusorie. Ma per lui l’ignoranza del samsara è preferibile all’illuminazione. Per negare la realtà che egli sperimenta fuori da Matrix, usa una doppia negazione: «Non voglio ricordare niente. E voglio essere ricco e importante. Ad esempio un attore famoso …” Dunque non solo Cypher desidera dimenticare il “nulla” della vera realtà, ma vuole anche diventare un attore, aggiungendo un nuovo livello di illusione alla illusione in cui ha scelto di rientrare. La seduzione del samsara è forte oltre che per Cypher anche per Mouse, al punto che la sua dipartita avviene almeno in parte a causa della distrazione causata delle sue fantasie sessuali circa la “donna in abito rosso”, personaggio simulato all’interno di ‘struttura.’ Mentre Cypher e Mouse rappresentano ciò che accade quando si cede al samsara, il resto dell’equipaggio incarna la moderazione e compostezza elogiate dal Buddha. La scena si sposta bruscamente dal ristorante alla mensa della Nabucodonosor, dove invece di essere offerto brandy, sigari e bistecca, si ottiene una “scodella di muco” che da quel punto in avanti rappresenterà il pasto abituale di Neo. In contrasto con i piaceri che per Cypher possono essere soddisfatti solo in Matrix, Neo e l’equipaggio devono nutrirsi di “proteine unicellulari combinate con aminoacidi di sintesi, vitamine e minerali” che – come sostiene Dozer – è “tutto ciò di cui lo organismo ha bisogno.” Gli abiti logori, il cibo frugale e le celle spartane dell’equipaggio raffigurano la Via di Mezzo insegnata dal Buddha, che non incoraggia lo ascetismo assoluto né alcuna indulgenza che possano distrarre dal proprio compito.
Il messaggio del film è schiacciante: Svegliati! Concetto ribadito con forza dalla canzone finale del film, Wake Up!, realizzata – giustamente – dai Rage Against the Machine. Gnosticismo, Buddismo e lo stesso film concordano che l’ignoranza ci renda schiavi di un mondo illusorio e materiale, la liberazione dal quale passa attraverso l’illuminazione e l’aiuto di un insegnante o una figura guida. Tuttavia, riguardo ciò che avviene dopo il risveglio, il film diverge nettamente da gnosticismo e buddismo. Entrambe queste tradizioni sostengono che dopo il risveglio gli esseri umani si lasciano alle spalle il mondo materiale. Al contrario, il “deserto del reale” nel film è un mondo materiale e tecnologico in cui i robot coltivano gli esseri umani per ricavarne energia; Neo è in grado di apprendere le arti marziali in pochi secondi attraverso una connessione neuronale tecnologica. Inoltre, la battaglia contro la Matrix è possibile solo grazie alla tecnologia – cellulari, computer, programmi di formazione software. Dunque lasciarsi alle spalle la Matrix nel film equivale a risvegliarsi in un triste cyber-mondo, che è il mondo materiale reale. O forse no. Sono presenti numerosi indizi cinematografici nella scena del programma ‘struttura’ (rappresentata da uno spazio bianco), che suggeriscono come il “deserto del reale” che Morpheus mostra a Neo potrebbe non essere la realtà ultima. Dopotutto Morpheus – il cui nome è tratto dal dio dei sogni – mostra a Neo un mondo “reale” che neanche lui ha mai visto. La rappresentazione del mondo reale avviene nello schermo di un televisore con il logo “Deep Image”. Inoltre per l’intero svolgimento del film i riflessi negli occhiali da sole di Morpheus, così come le molte immagini riprodotte da monitor televisivi, inducono lo spettatore attento a coltivare la idea che possano esistere molteplici livelli di illusione. Ad esempio quando la telecamera zooma sulle immagini dei televisori e lo spettatore “entra” in quelle immagini, le quali si trasformano da remote in presenti. Inoltre, l’intera scena si svolge allo interno di un programma denominato ‘struttura’ dopo che Neo è stato debitamente avvertito di non lasciarsi trarre in inganno dalle apparenze. Sebbene la percezione sensoriale non sia una fonte attendibile per giudicare la realtà, Morpheus stesso ammette che: “per molto tempo io stesso non lo credetti, fino a che non vidi i campi [degli esseri umani destinati alla produzione di energia] con i miei occhi … a quel punto dovetti prendere atto della evidenza della verità.” Benché in definitiva il film non predichi il rifiuto completo del regno materiale, esso afferma la superiorità della capacità umana sulla limitata ‘intelligenza’ della tecnologia. Se espresso in termini di materia/spirito, corpo/mente, hardware/software o illusione/verità, il messaggio finale sembra essere che possono esistere livelli di realtà metafisica al di là di ciò che possiamo percepire normalmente, e il film ci spinge ad aprirci alla possibilità di risveglio ad essi.
Fonte: www.matrixkennels.com
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Valentina08
interessanti le riflessioni sulla conclusione del film. quel deserto non mi aveva mai convinto. possibile che la realtà cui si sono risvegliati i grandi maestri sia il deserto lasciato dalle macchine? o si tratta piuttosto dell’ennesima illusione nell’illusione? di un gioco di specchi?
da notare che il concetto di risveglio è presente nella cultura occidentale anche prima del cristianesimo, es. il mito della caverna della Repubblica di Platone.