Il Dualismo
E’ una concezione filosofica o teologica che vede la presenza di due essenze o principi opposti ed inconciliabili.
Nella filosofia contemporanea, in particolare nell’ambito della filosofia analitica anglo-americana, il dualismo più dibattuto è quello concernente il rapporto mente-corpo (o mente-cervello). Si tratta quindi di una concezione metafisica che, contrapposta al monismo, sostiene che la realtà è costituita da due sostanze fondamentali, ontologicamente separate ed incapaci di interagire causalmente l’una con l’altra. Per questo motivo, esso si oppone al monismo per il quale, al contrario, la realtà è costituita da un’unica sostanza. Diverse concezioni in qualche modo dualiste della filosofia della mente sono l’interazionismo, il monismo neutrale, il parallelismo e l’epifenomenismo. Quindi una concezione contrapposta a quella del monismo.
Se mente e corpo (ed in particolare il cervello) sono completamente separati e non possono interagire, come possiamo
spiegare la gran moltitudine dei fenomeni di cui abbiamo esperienza nella vita di tutti i giorni?
Esempi:
Se il mio corpo si ferisce, è la mente a sentire il dolore
La mia volontà muove il mio corpo
La mente sembra essere cosciente del corpo e tramite esso percepisce oggetti nel mondo
Dualismo cartesiano
Secondo Cartesio l’uomo ha coscienza di sé come essere pensante: res cogitans. L’essenza dell’ uomo è la sola sostanza pensante. La realtà è divisa in due sostanze: res cogitans, ovvero l’ambito di ciò che è psichico ed in esteso, e res extensa, ovvero tutto ciò che è estensione materiale e movimento meccanico. Tutti i corpi, compreso il corpo dell’ uomo, sono pure macchine; gli animali sono macchine in quanto non sono esseri pensanti. Anima e corpo nell’uomo comunicano attraverso la ghiandola pineale. Si noti che secondo Cartesio la sensazione non è una facoltà corporea, essendo il corpo un puro meccanismo; la sensazione e anche l’immaginazione sono modi cogitandi, ovvero modificazioni della sostanza pensante. Questa definizione della sensazione è utile per comprendere la concezione cartesiana della soggettività delle qualità sensibili. La mente umana è in grado di pensare sia idee chiare e distinte sia contenuti di pensiero confusi.
Res cogitans (il pensiero inesteso) e res extensa (l’estensione materiale nelle sue dimensioni quantitative e misurabili) sono concepite con evidenza. Secondo Cartesio solo ciò che è chiaro e distinto ha una corrispondenza certa nella realtà: all’idea chiara e distinta di estensione, che incontriamo nelle scienze matematiche e geometriche, può corrispondere nella realtà qualcosa di reale. Le qualità sensibili (rosso, dolce, amaro) sono invece qualcosa di percepito in modo oscuro; sono idee confuse senza un corrispondente certo nella realtà. La sensazione è un modo confuso di pensare che non ha la funzione di farci conoscere qualcosa, ma una funzione pratica: orientare il corpo. Nella VI meditazione Cartesio afferma la distinzione reale dell’ anima dal corpo e presenta le prove dell’ esistenza delle cose materiali.
Se l’uomo, infatti, si scopre come essere pensante, l’esistenza delle cose materiali dovrà essere dimostrata. La distinzione anima-corpo è fondata sul criterio della conoscenza evidente: a due idee concepite chiaramente e distintamente come diverse, corrisponderanno due realtà diverse. L’idea chiara e distinta di me stesso come sostanza pensante è diversa dall’idea del mio corpo come estensione materiale; l’anima, quindi, è distinta dal corpo. Una prima dimostrazio6ne della realtà dei corpi parte proprio dalla differenza tra idee chiare e distinte ed idee confuse: l’idea dell’ estensione è chiara e distinta, s’impone con evidenza alla nostra mente e quindi corrisponde ad una cosa realmente esistente. Una seconda prova è fondata sulla differenza tra immaginazione e pensiero.
Immaginare significa avere presente una figura non definita, mentre pensare significa definire esattamente. L’immaginazione, quindi, è un modo della sostanza pensante, ma non è costitutiva della sua essenza: io continuo ad essere sostanza pensante anche se non immagino nulla. L’immaginazione e la sensazione sono modificazioni della sostanza pensante, non sono costitutive della sua essenza: l’uomo si scopre come sostanza pensante e potrebbe continuare ad esistere come essere pensante anche senza immaginare e sentire. Se immaginare e sentire sono in me , ma non fanno parte della mia essenza, allora sono l’effetto in me di qualcosa di diverso da me. Immaginare e sentire sono facoltà passive implicanti che la causa di ciò che è sentito o immaginato sia qualcosa di distinto da me stesso, ovvero la realtà corporea.
Il dualismo oggi
Al giorno d’oggi il dualismo pone ancora molti problemi. Molte proprietà della mente non sembrano essere spiegabili in termini neurologici, quindi si deve ancora supporre, come faceva Cartesio, che la mente necessiti di un trattamento speciale. Anche se nelle scienze cognitive pochi credono ad un dualismo radicale come quello originario di Cartesio, si riconosce che il problema mente-corpo sia un problema serio, esemplificato da fenomeni quali l’intenzionalità e le difficoltà incontrate nell’intelligenza artificiale. Di conseguenza si sono sviluppate molte posizioni nella filosofia della mente per risolvere questo problema, spesso di carattere riduzionista.
Concezioni dualistiche
I diversi tipi di dualismo della mente possono essere ricondotti a quattro categorie:
dualismo metodologico (connesso al dualismo epistemologico): la sfera mentale viene conosciuta in modo diverso da quello in cui viene esperita la sfera “naturale”
dualismo concettuale intensionale: la sfera mentale e quella fisica sono linguisticamente e fenomenologicamente distinte, ma può essere possibile che vi sia una corrispondenza tra le estensioni dei predicati psicologici e fisici
dualismo concettuale estensionale: non vi può essere corrispondenza tra le descrizioni dei fenomeni psicologici e di quelli fisici
dualismo ontologico: la versione più radicalmente opposta al monismo, ulteriormente suddivisibile in
dualismo delle sostanze: corrispondente al dualismo cartesiano classico, vede mente e cervello come due sostanze diverse
dualismo delle proprietà: la sostanza può essere la stessa, ma il pensare e la materialità sono aspetti completamente separati ed irriducibili l’uno all’altro.
Tra la filosofia greca e Cartesio
Il periodo comprende la filosofia antica, medioevale e rinascimentale. Occorre puntualizzare che durante questa fase più che di rapporto mente-corpo occorre parlare di rapporto anima-corpo dove per anima si intende il principio di vita, la vita stessa, mentre per corpo si intende la materia inanimata, la materia senza vita.
Platone è il primo netto sostenitore di una posizione dualistica: anima e corpo sono due sostanze distinte, irriducibili l’una all’altra, indipendenti. In particolare l’anima è immortale e non solo continua a vivere dopo la morte del corpo, ma è esistita anche prima del corpo al quale è stata incatenata. L’anima è il centro della vita intellettiva ed etica dell’uomo, è l’essenza dell’uomo ed è concepita come immateriale.
Aristotele, al contrario, rifiuta il dualismo platonico: pur concentrandosi sul significato di anima come vita, ritiene che essa non possa essere
separata dal corpo, ma anzi identifica l’anima con capacità specifiche del corpo, e cioè con quelle capacità che consentono all’organismo di vivere. In questo senso non ci può essere distinzione, se non a livello filosofico, tra anima e corpo.
Durante il Medioevo il rapporto anima-corpo viene dibattuto tra religione e filosofia nel tentativo di costruire una filosofia cristiana che conciliasse l’idea dell’immortalità dell’anima e della mortalità del corpo, con quella dell’uomo inteso come totalità di anima e corpo.
Con il Rinascimento continua ad essere dibattuta non solo la questione del rapporto mente-anima come l’avevano impostata Platone da un lato e Aristotele dall’altro, ma anche l’accezione fondamentale che la nozione di anima aveva avuto per tutta la sua storia, cioè quella del suo rapporto essenziale con la vita. Da questo punto di vista il concetto di anima viene esteso a tutta la natura.
Marsilio Ficino
Marsilio Ficino concepiva l’anima e il corpo come 2 sostanze ben definite,concedendo all’anima una vita separata e indipendente dal destino del corpo (teoria platonica in contrasto con quella aristotelica). Per comprendere la sostanza dell’anima è necessario comprendere la struttura dell’universo alla cui base, ossia al grado inferiore, è la materia, concepita, seguendo Averroè, come pura quantità: «la materia non ha di per sé nessuna forza che possa produrre le forme», diversamente da chi, come Avicebron, la concepisce come «sostanza produttrice di forme, fonte piuttosto che soggetto delle forme».
È la qualità il principio formale che dà sostanza alle realtà corporee, grazie a «una sostanza incorporea che penetra attraverso i corpi, della quale sono strumento le qualità corporee»: questa sostanza incorporea è l’anima «che genera la vita e il senso della vita anche dal fango non vivente».
Al di sopra delle anime sono gli angeli: «Sopra quelli intelletti che alli corpi s’accostano, cioè l’anime ragionevoli, non è dubbio che sono assai menti, dal commercio dei corpi al tutto divise»; e se l’intelletto dell’anima «è mobile e parte interrotto e dubbio», l’intelletto angelico è «stabile tutto, continuo e certissimo».
Al di sopra del tutto è Dio, che è unità, bontà e verità assoluta, fonte di ogni verità e di ogni vita, è atto e vita assoluta: «Dove un continuo atto e una continua vita dura, quivi è un immenso lume d’una assolatissima intelligenza» che è luce per gli uomini perché si riflette in tutte le cose. Attraverso Dio «tutte le cose son fatte, e però Iddio si trova in tutte le cose e tutte le cose si veggono in lui… Iddio è principio, perché da lui ogni cosa procede; Iddio è fine, perché a lui ogni cosa ritorna, Iddio è vita e intelligenza, perché per lui vivono le anime e le menti intendono».
Dio e materia rappresentano i due estremi della natura, e la funzione dell’anima, che è, diversamente da Aristotele e da Tommaso, realtà in sé e non solamente forma del corpo, è quella di incarnarsi per riunire lo spirito e la corporeità: «[L’anima] … è tale da cogliere le cose superiori senza trascurare le inferiori… per istinto naturale, sale in alto e scende in basso. E quando sale, non lascia ciò che sta in basso e quando scende, non abbandona le cose sublimi; infatti, se abbandonasse un estremo, scivolerebbe verso l’altro e non sarebbe più la copula del mondo»
La “copula mundi” è l’anima razionale che «ha sede nella terza essenza, possiede la regione mediana della natura» (obtinet naturae
mediam regionem) «e tutto connette in unità». La sua opera unificatrice è resa possibile dall’amore, inteso come movimento circolare attraverso il quale Dio si disperde nel mondo a causa della sua bontà infinita, per poi produrre nuovamente negli uomini il desiderio di ricongiungersi a Lui. L’amore di cui parla Ficino è l’eros di Platone, che per l’antico filosofo greco svolgeva appunto la funzione di tramite fra il mondo sensibile e quello intellegibile, ma Ficino lo intende anche in un senso cristiano perché, a differenza di quello platonico, l’amore per lui non è solo attributo dell’uomo ma anche di Dio.
Da Cartesio all’epoca contemporanea
Nel corso del Seicento la concezione di una natura tutta animata, governata da forze simili a quelle che operano all’interno dell’uomo lascerà il posto alla concezione portata avanti dalla scienza moderna che proporrà un’immagine della natura inanimata, fatta di corpi che si muovono seguendo leggi puramente meccaniche . Da questo punto di vista è facile intuire che le nozioni di anima di origine platonica o aristotelica non hanno più alcun valore.
In effetti, come scriverà Cartesio, gli animali si muovono solo per una disposizione dei loro organi.
Cartesio segna una pietra miliare nel processo che consente di determinare le condizioni per la nascita di una scienza dell’uomo. Infatti da questo momento in poi si aprono due strade agli studiosi.
Gli empiristi inglesi mettono da parte i problemi dell’essenza della mente per dedicarsi allo studio dei suoi processi ed effetti.
Gli ideologi francesi sviluppano, in una prospettiva meccanicistica, lo studio del corpo come macchina autosufficiente in grado di funzionare, sul piano del comportamento, indipendentemente dalla mente, per poi giungere a riconsiderare l’uomo come totalità animata.
Al contrario la scuola francese, a partire da Buffon, cominciò a studiare l’uomo come parte integrante della natura, nelle sue somiglianze e differenze con gli animali. Più che alla mente gli studi erano rivolti al corpo, alla materia.
Fonte: ilportalefilosofico.com
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