Sulle mura dell’antica Babilonia si trovavano delle figure in maiolica dipinta riproducenti dei draghi (Sirrush). Nei racconti dei marinai di tutti i tempi e nelle antiche mappe nautiche compaiono dei mostri marini. Le navi vikinghe, denominate drakkar (drago), avevano la prua sagomata come la testa ed il lungo collo di un drago e la poppa come la coda del mostro. Nell’iconografia e nelle leggende medievali dei prodi cavalieri salvano belle fanciulle combattendo contro un drago. Uno dei principali simboli della cultura orientale, ancora presente nelle odierne cerimonie e processioni, è il drago. E l’elenco potrebbe continuare… Perfino in alcune località del mondo moderno (Lockness in Scozia, Lago Tele in Camerun, Lago Champlain Nord America, Lago Okanagan in Canada, etc…) innumerevoli testimoni asseriscono di aver incontrato creature simili a draghi… e, grazie alla tecnologia moderna, disponiamo ormai di un considerevole archivio fotografico con immagini e brevi filmati.

E’ un luogo comune ritenere i draghi degli esseri mitici; in realtà è piuttosto semplicistico e illogico pensare che molti popoli e culture, in tempi e luoghi assai differenti, ci abbiano tramandato storie e descrizioni di draghi così simili fra loro se, dopotutto, tali creature non fossero mai esistite.
Secondo le antiche tradizioni, i draghi avevano molte forme e taglie. La maggior parte erano animali terrestri, alcuni abitavano le acque, altri potevano volare; infine, tutti si riproducevano deponendo le uova… L’insieme di queste caratteristiche peculiari dei draghi, unitamente al loro aspetto “terribile” che cosa ci fanno ricordare? Vi sono delle relazioni o somiglianze con altri animali ben noti da tempo? Ebbene, la risposta è certamente affermativa e… sorprendente!
Prima che gli studiosi del XVIII° secolo attribuissero i fossili di dinosauro ( dino = terribile; sauro = lucertola ) ad animali preistorici, queste creature furono assegnate in molte culture ai resti di “draghi”; allora, dovremmo almeno considerare l’ipotesi che le credenze nei draghi siano i ricordi culturali di dinosauri estinti.
A questo punto sorge l’ovvia obiezione: “Nessun uomo ha veduto dei dinosauri vivi, in quanto questi antichi animali scomparvero molto tempo prima che la specie umana muovesse i primi passi sulla Terra!” Ma siamo davvero sicuri che uomini e grandi rettili non siano mai stati coevi?
Per tentare di rispondere a questo provocatorio quesito, nel seguito esamineremo una rassegna parziale e selezionata di fatti oggettivi, tratti dalla letteratura storica, dall’archeologia e dalla paleontologia; avvertiamo i lettori che le fonti testimoniali risulteranno, a dir poco, sconcertanti rispetto al comune modo di pensare che ci deriva dalla scienza ufficiale. Tuttavia, si tratta di un primo approccio al problema posto; coloro che desidereranno affrontare una trattazione più sistematica ed approfondita dell’argomento sono rimandati alla bibliografia in calce all’articolo.

Testimonianze letterarie
La prima importante testimonianza, di carattere letterario, è addirittura contenuta nella Bibbia. Come noto, il testo sacro venne compilato tra il XV° sec. a.C. ed il I° sec. d.C., quando ancora la parola “dinosauro” non esisteva nel vocabolario di nessuna lingua; infatti, il termine verrà coniato solo nel XIX° secolo.
La Bibbia menziona due creature col loro nome in ebraico e le descrive abbastanza nel dettaglio: “Behemoth” (Giobbe 40:15-24) e “Leviatano” (Giobbe 41:1-26). Questi celebri passi del Libro di Giobbe hanno in più occasioni stimolato i traduttori e gli studiosi a tentare di identificare gli “strani” animali di cui si parla.
L’interpretazione tradizionale ritiene che il “Behemoth” sia un Ippopotamo o un Elefante e il “Leviatano” un Coccodrillo. Coloro che sostengono queste tesi hanno limitato le loro scelte a specie non-estinte, in quanto non esaminano la possibilità che l’uomo e i dinosauri fossero un tempo contemporanei sul nostro pianeta. Nondimeno, vi sono delle valide ragioni per scartare tali scelte tradizionali. Vediamone qualcuna.
Il “Behemoth” “Stende rigida come un cedro la coda…” (Giobbe 40:17). L’autore del testo sacro indica nella lunga e imponente coda una caratteristica di questo straordinario animale, definito “…il capolavoro di Dio” (Giobbe 40:19); viceversa, l’Ippopotamo e l’Elefante hanno una coda corta e insignificante e definirli “capolavori di Dio” appare fuori luogo. Un altro passo recita: “Straripi pure il fiume, ei non trema; rimane calmo, anche se avesse un Giordano alla gola.” (Giobbe 40:23); nel caso di un’alluvione qualsiasi altro animale terrestre a noi noto sarebbe in difficoltà e a rischio della vita. Per rispettare la descrizione del Behemoth si dovrebbe ricorrere a creature vissute sulla Terra nel passato remoto come, ad esempio, un tipo di Brachiosaurus.

Allo stesso modo, il “Leviatano” non può essere un Coccodrillo. Ecco alcuni passi emblematici: “Quando si rizza tremano i più forti… Invano lo si attacca con la spada; a nulla valgon lancia, giavellotto, corazza. Il ferro è per lui come paglia; il rame come legno tarlato. La figlia dell’arco non lo mette in fuga;…” (Giobbe 41:17-19). Al contrario, il Coccodrillo non può sollevarsi da terra mettendosi in posizione eretta, inoltre con le tradizionali armi da taglio o da lancio è abbastanza facile ucciderlo. “Fa bollire l’abisso come una caldaia, fa del mare come un gran vaso da profumi.” (Giobbe 41:23); il Coccodrillo non vive nel mare e comunque non sarebbe capace di farlo bollire di schiuma al suo passaggio o addirittura sentirlo angusto come un gran vaso. “Non v’è sulla terra chi lo domi; è stato fatto per non aver paura. Guarda in faccia tutto ciò ch’è eccelso, è re su tutte le belve più superbe.” (Giobbe 41:25-26); il Leviatano è invincibile, impavido, ha grandi dimensioni ed è il sovrano indiscusso del regno animale; tutte queste caratteristiche non le possiede alcuna belva del mondo odierno. Anche in questo caso, la descrizione del Leviatano suggerisce un possente animale preistorico, di tipo marino, come, ad esempio, un Elasmosaurus.
In conclusione, “Behemoth” e “Leviatano” piuttosto che animali viventi ai nostri giorni, appaiono verosimilmente come dei giganteschi sauri, ormai estinti; inoltre, dalla lettura del testo sembra evidente che il personaggio Giobbe conosceva per esperienza diretta tali creature, o almeno esisteva una recente memoria di loro.

Testimonianze archeologiche
Un’altra serie di testimonianze ci proviene dall’archeologia. Per meglio valutare la straordinarietà delle antiche raffigurazioni che appaiono in questo paragrafo, si tenga presente che le illustrazioni delle varie specie di dinosauro, così come le conosciamo oggi, vennero diffuse presso il grande pubblico a partire dal XIX° secolo.
La “Tavola di Narmer” in Egitto risale al 3.100 a.C. In essa sono rappresentate scene di vita quotidiana con uomini e bestie; in particolare, sul retro del manufatto, si distinguono, nel centro, due creature terrestri dal lungo collo somiglianti a grandi sauri. Non vi sono motivi per ritenere che soltanto tali bestie siano mitologiche.


Tra gli anni 40’ e la fine degli anni 50’ in una località del Messico chiamata Acambaro, a circa 175 miglia a nord-ovest di Città del Messico, alcuni studiosi semplicemente scavando qua e là nel terreno portarono alla luce oltre 30.000 statuette in terracotta di varie dimensioni riproducenti uomini e animali; tra le figurine di animali se ne trovano moltissime che sembrano avere le esatte fattezze di alcune specie di dinosauri. La datazione della terracotta mediante il metodo della termoluminescenza ha indicato un’età media delle statuette di 4-4500 anni.

A partire dai primi anni 60’ nei pressi della cittadina di Ica in Perù cominciarono a venire alla luce delle misteriose pietre, riccamente incise, nelle quali era riprodotta la vita quotidiana di un antico e sconosciuto popolo. Le pietre sono di origine vulcanica e risultano costituite da una lega minerale di elevata durezza; la loro forma e le loro dimensioni sono variabilissime. Le oltre 11.000 pietre finora trovate, sia nel terreno, sia in tombe locali millenarie, presentano abili raffigurazioni di ogni genere; in particolare, appaiono innumerevoli animali preistorici, tra cui si distinguono in maniera inequivocabile specie note di dinosauri terrestri e volatili.


Nella giungla della Cambogia si trovano dei templi-monastero eretti dalla Civiltà Khmer che ha dominato la regione durante il Medioevo europeo, raggiungendo l’apice della sua potenza nel XIV° sec. d.C. In uno di questi luoghi di culto denominato Ta Prohm, risalente al XII° sec. d.C., si osservano bassorilievi di animali ben conosciuti come: scimmie, bufali d’acqua, pappagalli, etc… e di un animale preistorico: lo stegosauro.

Per ragioni di spazio e di sintesi interrompiamo qui la vasta rassegna dei fatti archeologici.
Testimonianze paleontologiche
L’ultima testimonianza che consideriamo è di tipo paleontologico.
Sul fiume Paluxy, in località Gleen Rose, in Texas, si trova il Parco Nazionale del Dinosauro; nell’area sono state scoperte un centinaio di piste fossili di dinosauro. Nei medesimi depositi geologici del Mesozoico, accanto alle piste dei grandi rettili preistorici ve ne sono almeno tre di impronte apparentemente “umane” ed una lunga pista con orme di felino. La pista più famosa è la Taylor Trail che presenta una serie di 14 impronte umanoidi in una sequenza piede sinistro – piede destro, con le lunghezze del piede e del passo costanti. Ma il fatto straordinario è che tale pista di orme “umane” si interseca con un’altra costituita da orme di dinosauro; entrambe giacciono sullo stesso sedimento pietrificato e, in alcuni casi, le impronte di uomo e di sauro sono addirittura sovrapposte!

Quando le notizie delle sorprendenti scoperte di Gleen Rose si diffusero nel mondo scientifico degli anni ’50 la maggioranza degli scienziati evoluzionisti reagirono con incredulità, dichiarando false le orme umanoidi ed, al contempo, confermando autentiche quelle di dinosauro. La convinzione degli studiosi ortodossi era che le impronte “umane” fossero state scolpite nel recente passato dagli indiani della zona.
Dopo una disputa aspra e pluridecennale, finalmente, alla fine degli anni ’80, sono stati eseguiti degli scavi che hanno portato alla luce altre orme “umane” presenti sotto uno strato di calcare che ricopre gran parte dei depositi geologici su cui giacciono le controverse piste.
Le orme umanoidi ora sono considerate autentiche da tutte le competenti autorità scientifiche; tuttavia, accettare che quelle tracce siano state lasciate da veri uomini significherebbe ammettere che in un’epoca, più o meno remota, la specie umana e i grandi rettili siano stati coevi!

Alla luce delle testimonianze di varia natura, esposte nei paragrafi dell’articolo, ogni controversa ipotesi sull’origine della credenza nei draghi diviene plausibile. L’appassionante indagine continua.
Fonte: drawol.it
Bibliografia:
M. Baigent “Misteri antichi”
M. A. Cremo – R. L. Thompson “Archeologia proibita”
H. J. Zillmer “L’errore di Darwin”
J. C. Whitcomb – H. M. Morris “The Genesis Flood”
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QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO DI LETTURA
Snow
Articolo Interessantissimo. Peccato per la sezione “Archeologia” mi sarebbe piaciuto documentarmi maggiormente su questi scoperte/ritrovamenti.