Cicci incontra il Drago
C’era una volta una bambina che aveva il dono della veggenza, ma essendo troppo piccola nessuno le dava retta quando sosteneva di saper leggere il futuro e di saper comunicare con le Forze della Natura.
Ella aveva una sorellina piccola, morta subito poco dopo il parto, per inedia, nonostante che Gioia sapesse come far sorridere quella cosetta piccola piccola che le era stato vietato di toccare. Forse per via della sorellastra che invece piantava sempre un mare di guai, ma che a farne le spese era sempre Gioia… in famiglia la prendevano tutti in giro e le avevano perfino affibbiato un ritornello “Cicci, combina pasticci” e tutti la chiamavano Cicci e nessuno si ricordava il suo vero nome.
Gioia era dotata di capacità psichiche paranormali perché era in grado di parlare con gli elementi della natura; e questo non piaceva alla sorellastra che invece voleva applausi e carezze per lei sola.
Un giorno che il nonno di Gioia, era andato a cercare funghi, le si avvicinò Eugenia, la sorellastra, detta Unicorno per via di un bitorzolo che aveva proprio in mezzo alla fronte, per chiederle di giocare a nascondino nei boschi. Gioia accettò di gran slancio e si andò a nascondere; quando venne il suo turno di cercare la sorella, si accorse che era davvero introvabile e cosi cammina cammina arrivò alla Rupe del bosco e sentendosi chiamare a gran voce pensò che Eugenia vi fosse caduta. Si acquattò per bene e poi si affacciò per guardare di sotto, chiamando a gran voce la sorella, quando sentì una forza sorprenderla da dietro, sollevarle le gambe e spingerla al di là del dirupo. Cicci usò tute le sue forze per aggrapparsi ad ogni ramo o roccia che incontrava lungo la discesa e finalmente si fermò presso una specie di radura invisibile dall’alto.
Un po’ preoccupata e spaventata per l’accaduto, Cicci si rialzò nonostante le braccia e le gambe sbucciate, e s’incamminò cercando un sentiero che le permettesse la risalita. Sentendosi osservata si chiese chi potesse averla spinta e pensando che fosse lo stesso Essere si affrettò lungo la radura verso quella che pensava fosse la strada di casa, scrutando il Sole e dirigendosi verso Nord-Ovest.
Si fermò presso una potente quercia e le chiese abbracciandola il permesso di attraversare il suo territorio e se fosse stata così gentile da indicarle la via più breve verso casa. La Quercia l’avvolse coi suoi rami e l’accarezzò con le sue foglie lisce e profumate, indicandole di ritornare alla radura da dove era sopraggiunta cadendo. Cicci non sapeva come avrebbe potuto affrontare la salita, ma decise che valeva la pena fidarsi della potente e saggia Regina dei Boschi.
Giunta nuovamente alla radura, si accorse della presenza di una grotta scavata nella Roccia e seminascosta da felci e dal tappeto di muschio, che crescevano abbondanti da quelle parti. Con un pò di timore decise di entrare dentro e d’incamminarsi passo passo nel buio più totale e di fermarsi ad un certo punto per abituare gli occhi all’oscurità di quel luogo, che dopo pochi istanti non le sembrava più così buio, anzi riuscva a percepire una piccola luce brillante e vi si diresse con estrema attenzione.
Grande fu il suo stupore quando si accorse di essere alla presenza di sua Maestà il Drago, di cui tutte le storie del nonno n’erano piene, ma lei credeva fossero solo miti e leggende, almeno così le diceva sua sorella che la prendeva sempre in giro quando voleva porre domande sull’esistenza dei Draghi.
Il Drago aprì completamente gli occhi e si erse in tutta la sua possenza, tanto che persino la Grotta sembrava aumentare di volume man mano che il Drago si alzava. Così grande era il timore reverenziale che la bambina decise di abbassare lo sguardo, inchinandosi a sua Maestà, ma subito dopo volle alzare lo sguardo per incontrare due occhi aperti, grandi e tondeggianti con due linee scure e profonde come iridi. Egli si posizionò nella postura da Sfinge e attese che fosse lei a porgli le domande: “Chi sei? Come ti chiami? Sei stato tu a farmi cadere prima? Conosci la strada di casa mia? Io sono la Principessa dei Druidi, mio nonno è il Re Pescatore!”
Esaurito il fiume di parole il Drago le diede il potere della Comprensione silente e lei, senza altre parole salì sul trono dorato posto fra le zampe del Drago e con lui si ritrovò a volare per terre e mari sconosciuti in un tempo che a lei sembrava lunghissimo, tanto che ad un certo punto disse che era ora di tornare a casa, perché il nonno sarebbe stato sicuramente in pena per lei.
Cosi in un lampo di luce la bambina si ritrovò a casa nel suo letto, come se avesse dormito tutto il pomeriggio; scese in cucina e tutta eccitata raccontò la sua avventura con Elvise, il Drago Rosso, ma nessuno le credette. Solo sua sorella la guardò in modo strano ed il nonno se ne avvedette; Cicci provò a spiegare la sua storia ma non ci fu nulla da fare per convincerli, anzi tutti (eccetto il nonno) si burlarono di lei.
Intanto l’indomani Eugenia si volle recare di persona sul luogo da cui era caduta Cicci e si lasciò andare usando una corda che si era portata dietro e che aveva legato ad un grande albero. Raggiunse la radura e si diresse alla grotta del Drago.
Arrivata dal Drago lo attaccò con superbia pretendendo da lui oro e gemme preziose, in cambio del suo silenzio sul luogo dove esso era rintanato perché chiamandolo per nome ne poteva fare il suo schiavo; Elvise, il Drago, aveva già rivelato il proprio nome a Cicci ed anzi prima di lasciarla le aveva chiesto di sentirle pronunciare il nome, pertanto, cosa che Eugenia non sapeva, Elvise era già a tutti gli effetti il Drago di Cicci.
Imbestialita Eugenia s’intestardì usando il corno fatato, col quale lanciava sempre incantesimi contro Cicci per farla addormentare contro la sua volontà.
Il Drago lanciò dunque il suo incantesimo: Cicci sarebbe diventata Regina dei Draghi e finalmente avrebbe imparato ad avere più fiducia nei suoi poteri.
Eugenia si ritrovò alla radura costretta ad usare la sua corda per risalire e tornare a casa, mentre rimuginando meditava vendetta…
Più tardi il Drago giunse invisibile alla porta di casa di Gioia per volare nuovamente insieme per valli sconfinate di pensieri felici; e giunto il momento di rientrare, Cicci si accorse che in quel tempo erano trascorsi soli pochi minuti dalla sua assenza e le stesse sbucciature eran totalmente scomparse.
Cicci volle raccontare le sue avventure ma solo il nonno la guardò con occhio critico e ammirato, mentre la sorellastra taceva e lanciava sguardi di odio profondo nei confronti di Cicci e del nonno che, evidentemente le credeva.
Cinzia Vasone
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QUALCHE PICCOLO CONSIGLIO DI LETTURA
Gabriele Mancino
Molto, molto bella .. praticamente tutti i guai di Gioia nascono dalla ricerca di approvazione da parte dei suoi familiari, giustamente perché è una bimba. Voglio immaginare che crescendo riuscirà a imparare che bisogna bastare a se stessi, se ci si muove nel giusto non si ha bisogno di approvazione, per poi poter sfruttare a pieno i doni speciali che le ha regalato la vita..
Cinzia Roberta Vasone
Effettivamente il percorso per la gnosi e la trascendenza è lungo e ricco di ostacoli, specie per una bambina …. t’invito alla prox puntata che dovrebbe uscire a breve….