I centauri sono animali mitologici, metà uomo e metà cavallo. Leggende minori (probabilmente confondendoli con i satiri), ne fanno creature metà uomini e metà caproni. Nelle foreste abbarbicate sulle pendici della Grecia Classica vivevano, oltre agli umani, molteplici esseri fantastici e animali mitologici. Tra questi i centauri, creature dalle sembianze umane nella parte superiore del corpo e di cavallo nella porzione inferiore. Il centauro, mitico animale dell’antichità, riprende perciò la figura del cavallo, esattamente come le figure del Pegaso, dell’Unicorno, ecc….
Ma la grande differenza sta nel fatto che nella figura del centauro, gli uomini cercavano proprio di identificarsi con il cavallo stesso, da sempre considerato come uno degli animali più forti ed eleganti, il che lo portò a diventare simbolo di nobiltà ed intelligenza, tanto che presso le famiglie aristocratiche greche e romane era uso comune attribuire nomi contenenti la parola “hippo“, cavallo in greco: Filippo ed Ippocrate ne sono due esempi. Ippolito, Ippocrate, Filippo, etimologicamente significano colui che lega, che ama, colui che addestra i cavalli.
Da sempre il cavallo è stato l’animale più versatile nella vita dell’uomo, adatto alla guerra, al lavoro, ma anche al divertimento, allo spettacolo sportivo. I primi giocatori di Polo risalgono al VI secolo avanti Cristo, in un reperto archeologico di quell’epoca viene dipinta una partita di polo, Turchi contro Persiani. Vincono i Turchi, probabilmente disponevano di cavalli migliori. La leggenda narra che il primo ibrido ebbe origine dall’unione di un figlio di Apollo, Centauro appunto, con delle bellissime cavalle. Dalla loro unione nacque una creatura con il corpo di cavallo sul cui tronco erano innestati un torso ed un capo umani.
La loro particolarità è che possedevano tutti i pregi e tutti i difetti del genere umano, portati però a livelli elevatissimi, tanto che nella mitologia sono stati riservati loro ruoli completamente contrastanti: dall’estrema saggezza all’incredibile crudeltà. E tale idea perdurò nel tempo.
Durante il Medioevo, i centauri vennero così descritti:
«I centauri assomigliano ad uomini dal cuore falso e doppio; hanno le apparenze della devozione ma la sostanza di avversari e di eretici. Con i loro amabili discorsi seducono il cuore degli innocenti».
Secondo il Physiologus, l’immagine del centauro si addiceva agli eretici ed alla loro interna dissociazione che li faceva considerare metà cristiani e metà pagani. Ma il vero specchio del pensiero medioevale in merito è rappresentato da Dante, che nella Divina Commedia colloca i centauri nell’inferno (Inf. XII) come custodi-giustizieri dei violenti contro il prossimo, in rapporto diretto con il loro carattere violento avuto in vita. Dante li descrive come esseri veloci e possenti che vanno in cerca di dannati indisciplinati, sempre pronti a tirare le loro infallibili saette e che riassumono tutto il senso implicito della crudeltà e dell’orrore dei dannati, se si tiene conto non solo della loro funzione di feroci giustizieri, esecutori della giustizia divina ma soprattutto di quello che essi raffigurano nel mito antico della morte vendicata, della feroce violenza nella risse ed anche dell’intelligenza a servizio della crudeltà. Il Medioevo li considera demoni pericolosi, li rappresenta spesso con i capelli in fiamme, per lo più armati, soprattutto di freccia e arco. Talvolta l’obiettivo è una colomba, tal altra un cervo, entrambe figurazioni simboliche dell’anima, facili prede spesso raffigurate mentre vengono trascinate via dopo la cattura.
Visibile durante le notti estive e le belle serate autunnali, il Sagittario occupa la regione più bassa dell’eclittica verso il sud. Insieme con il Leone e l’Ariete, il Sagittario, è l’ultimo segno ad Ascensione Retta (il primo è il Cancro) maschile, diurno, igneo, nordoccidentale, regale o egemonico, caldo e secco, collerico, segno che si riempie e si connette, di sapore pungente e di declinazione Sud Ovest, animoso, carnoso, segno di collera, di lussuria e depravazione, liberale, politico, direttivo, non soggiogabile, equipotente. Le mappe celesti occidentali lo rappresentano con il corpo di cavallo e il torso umano, nell’atto di scagliare una freccia contro lo Scorpione: secondo la leggenda Giove collocò il Sagittario, pronto a colpire, vicino allo Scorpione per impedirgli di raggiungere Orione. Accanto alle zampe anteriori c’è il cerchio dell’asterisma della Corona Australe. Le leggende riguardanti tale costellazione sono legate ad uno dei miti più conosciuti dell’antichità, che ruota attorno al labirinto di Creta e all’uccisione da parte di Teseo del Minotauro. Si narra che, ogni 9 anni, sette giovani e sette fanciulle vergini di Atene, allora sotto l’influenza cretese, dovessero essere inviati sull’isola, dove li attendeva un terribile destino. Introdotti in un luogo pensato apposta dall’architetto Dedalo perché ci si perdesse, erano destinati al pasto del mostro metà uomo e metà toro, il Minotauro. Nato dall’incontro fra Parsifae, la regina di Creta, e un bellissimo toro, grazie ad una vacca di legno costruita dallo stesso Dedalo all’interno della quale Parsifae si era introdotta, aveva già fatto molte vittime. Teseo, erede al trono di Atene, penetrò nel labirinto e affrontò il Minotauro, uccidendolo. Per uscire usufruì dell’aiuto di Arianna, figlia del re di Creta, che gli diede un gomitolo di filo. I due, diventati amanti, fuggirono insieme, ma Teseo abbandonò ben presto la principessa sull’isola di Nasso. Per consolarla, il dio Dioniso le regalò una ghirlanda o, secondo un’altra versione, una corona di gioielli. Quando Arianna morì, Dioniso, ripresa in consegna la corona, decise di collocarla in cielo. L’area del cielo occupata dal Sagittario è anche chiamata dagli astrofili “il Campo dei Miracoli”, per l’incredibile numero di oggetti meravigliosi in essa contenuti, dato che in questa costellazione si trova il centro della Galassia, e quindi i campi stellari sono particolarmente ricchi.
Simbolo della dualità, insieme al suo opposto i gemelli, il Centauro può rappresentare figure mitologiche positive come Chirone, o negative, come Nessu. Nel primo caso il Centauro mira verso l’alto, si avvale di conoscenze esoteriche che mette al servizio degli altri, mentre nel secondo si fa dominare dagli istinti, insidia Deianira, compagna del suo amico Ercole, viene ucciso, e contemporaneamente si vendica con uno stratagemma. Il Centauro più noto è Chirone, figlio di Crono (Saturno) e di Filira. Crono fu scoperto da Rea, sua moglie, mentre giaceva con Filira, figlia di Oceano; allora il dio si trasformò in uno stallone e fuggì, abbandonando Filira che, in seguito, partorì Chirone. Filira detestava il mostro che aveva generato e pregò gli dei di liberarla da quel peso; perciò fu trasformata in un albero di tiglio (le cui foglie hanno un benefico effetto calmante). A differenza degli altri Centauri, ignoranti, violenti e lussuriosi, Chirone era buono, sapiente e conosceva bene l’arte della medicina; era l’incarnazione della saggezza della natura e del corpo, ma su di lui incombeva un tragico destino. Chirone viveva appartato, in una caverna del Monte Pelio; allevò ed educò nobili eroi (tra cui Achille) ed ebbe come discepolo Asclepio (o Esculapio), a cui insegnò l’arte di guarire le malattie e che fu poi venerato come il dio della Medicina. Un giorno Chirone fu accidentalmente colpito, a un ginocchio o a una coscia, da una freccia di Ercole; purtroppo la freccia era intrisa del sangue, velenoso e mortale, dell’Idra, un mostro che Ercole aveva ucciso. Ercole, profondamente addolorato per la sofferenza, che involontariamente aveva causato al vecchio amico, cercò di curarlo con i farmaci, che Chirone stesso gli forniva; ma tutto fu inutile: non c’era un antidoto contro il veleno dell’Idra e, del resto, Chirone era immortale: la sua ferita era incurabile, eterna e il suo strazio non poteva essere alleviato. Egli si ritirò poi nella sua caverna. Alla fine Zeus gli concesse il dono della morte: gli permise, infatti, di scendere negli Inferi al posto di Prometeo.
Nel paradigma olografico il centauro rappresenta il tredicesimo ed ultimo livello, quello che segue il livello magico, mitico e razionale, e si espleta nei quattro stadi di morte e rinascita.
Elenco dei Centauri:
- Chirone
- Cillaro
- Euritione
- Folo
- Ileo
- Ilonome
- Nesso
- Pilenore
- Reco
- Taumante
Il Centauro Nesso
La sposa di Zeus era un modello di virtù e di fedeltà coniugale, e sebbene per la sua sovraumana bellezza, aveva molti ammiratori, ella non raccolse mai un loro sguardo, tanto fu sempre innamorata del suo Zeus. Una volta però, toccò a Zeus ingelosirsi per la sua sposa. Capitò che Issione, re dei Lapiti, uccise il suocero e questo fatto sollevò l’indignazione generale. Zeus dal canto suo, perdonò e ebbe compassione per il re tanto da invitarlo sull’Olimpo; qui Issione mise gli occhi sulla bellissima Hera e ebbe anche il coraggio di confessarle il suo amore impossibile. Hera, indignata, riferì tutto al marito che prima di punirlo come meritava, lo mise alla prova: prese una nuvola, Nefele, e le diede le sembianze di Hera, il temerario re ebbe l’audacia di abbracciare Nefele-Hera, e da quell’unione innaturale nacque il Centauro Nesso, figura mostruosa per metà uomo e per metà cavallo, progenitore della stirpe violenta dei Centauri, che ritroveremo nelle avventure di Hèracle. Zeus allora fece legare Issione su una ruota infuocata, sulla quale doveva ruotare eternamente nel Tartaro.
Interpretazione del mito dei Centauri
Da un punto di vista razionalistico si sono avanzate varie spiegazioni della figura del Centauro e tutte, in misura maggiore o minore, insoddisfacenti. La più nota è quella che vede nella figura dei Centauri un riflesso del terrore ingenerato nel vedere uomini a cavallo in popolazioni che non conoscevano questo animale. Così capitò che gli indigeni del Nuovo Mondo si mostrarono terrorizzati nel vedere gli spagnoli a cavallo, pensando che fossero un solo essere mostruoso; ed in maniera analoga la tribù australiana dei Narrynieri vedendo dei cavalieri credette che i cavalli fossero le madri, che portavano i figli sul dorso. Questa teoria che, come vediamo, si appoggia su fatti reali e largamente testimoniati, si smentisce tuttavia da sola: infatti, in primo luogo i Centauri nascono nel bacino mediterraneo, dove il cavallo è noto fin dalla preistoria, e quindi non è giustificabile la sorpresa di vedere un cavaliere; in secondo luogo, presso quelle popolazioni che credettero effettivamente l’uomo ed il cavallo essere una sola creatura, non si verificò assolutamente nessuna mitificazione paragonabile a quella greca: e cioè ne nell’America spagnola, né in Australia troviamo alcun essere mitico che abbia le caratteristiche o la forma dei Centauri. Un’altra teoria razionalistica è quella avanzata dal Dumézil, nel suo studio del 1928, secondo il quale i Centauri sarebbero nati dal perfezionamento di una antica maschera rituale. Tuttavia questa teoria, in seguito abbandonata anche dall’autore, sposta semplicemente il problema della spiegazione dal mito al rito, e non chiarisce i motivi profondi che spinsero al travestimento ibrido uomo-cavallo, e che ne decretarono il successo nel mondo classico.
In epoca moderna, invece, la conoscenza delle stelle e la divinazione del futuro, ma anche l’aura mistica che li circonda, hanno a tal punto affascinato gli scrittori, che i Centauri sono spesso citati nella letteratura fantasy. Possiamo trovarli tra le creature di Dungeons&Dragons, nei romanzi Dragonlance, nella saga di Warcraft e Warhammer o ancora nei peplum (sottogenere cinematografico che comprende film d’azione e fantastici) degli anni sessanta e settanta di Ray Harryhausen. Tranne per alcuni eccezioni come quella nel cartone animato, firmato Disney, di Hercules, i centauri sono rappresentati come creature legate alla Natura, più simili ai buoni Chirone e Folo.
Molto importanti sono anche le comparse nella saga di Narnia, dei centauri come guerrieri coraggiosi e del loro comandante Oreius, leale e saggio, e nella rinomata saga di Harry Potter dove queste creature figurano come una razza orgogliosa, restia a condividere il proprio sapere (riguardante la divinazione soprattutto) con gli umani, da cui sono poco rispettati.
Conclusioni
I centauri perciò sono archetipi fantastici che soddisfano la fondamentale necessità umana di esprimere l’inconscio attraverso simboli e metafore. In questa prospettiva, l’antico mito greco del centauro, una creatura mezza uomo e mezza cavallo che abitava le foreste della Tessaglia, rappresenta una poderosa combinazione di intelligenza umana e pulsioni animali.
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