
2.300.000 blocchi di pietra
un tempo di posa massimo di 40 anni, un margine di errore per l’allineamento verso i punti cardinali inferiore al decimo di grado, la cava di Assuan distante centinaia di km dal luogo di posa e incastri tra i blocchi talmente accurati, da non consentire il passaggio di una carta di credito. La piramide di Cheope, incurante del trascorrere dei millenni, svetta fiera e incontrastata sopra i tetti del Cairo, insieme a tutti i misteri che porta con sé.
I difensori delle tesi classiche avranno qualcosa da obbiettare, ma i dati sopracitati, a parere mio, lasciano pochi dubbi sul fatto che il sito di Giza non possa in nessun modo essere opera dell’uomo.
Certo, potremmo andare a disquisire su quale “tipo d’uomo”, e forse quest’ultima domanda va a centrare il punto chiave dell’articolo: se non gli Antichi Egizi, quale popolo dotato di raffinate e avanzate capacità scientifiche e tecnologiche ha edificato questo monumento straordinario?
Cavalcare quest’ipotesi, però, implicherebbe l’avventurarsi su un terreno “pericoloso”, lontano dalle tesi classiche e quindi passibile della condanna degli accademici, che, come ben sappiamo, non possono o non vogliono rinunciare all’ipotesi di rampe di sabbia lunghe chilometri e all’idea di blocchi pesanti anche 70 tonnellate trascinate/spinte a mano ad altezze incredibili sotto il cocente sole egiziano.
Ma tu, lettore intrepido che hai fatto visita a questo sito web, sei certamente mosso da qualcosa di più della semplice curiosità. Quando osservi la realtà che ti circonda e ti poni giustamente le dovute domande sulle cose che non tornano, dentro di te, dal profondo, una vocina, quasi sempre impercettibile, ti sussurra.
Seguiamo dunque questa piccola voce e vediamo quale tipo di ipotesi ci porterà a formulare, analizzando i dati a nostra disposizione.
La tecnologia
Nel periodo indicato dalla datazione classica gli Egizi disponevano di strumenti in rame, al massimo in bronzo.
Nella piramide sono presenti blocchi di granito del peso di svariate tonnellate.
Prendendo, ad esempio, il solo monolite presente nella camera del re, risulterebbe impossibile riuscire a scalfirlo con scalpelli in rame. Anche oggi, con lame e punte diamantate, montate su moderni trapani e mole, avremmo le nostre belle difficoltà a realizzare una simile opera, e stiamo parlando di un singolo blocco.
I tempi
2.300.000 blocchi posati, nell’ipotesi più “comoda”, in 40 anni, porta a un numero pari a 158. 158 blocchi al giorno, sagomati, trasportati e posati senza mai una sosta per un periodo ininterrotto di 4 decenni, 7 giorni su 7!
Va da sé che questi numeri impietosi non lasciano scampo. Se volessimo concedere delle pause ai poveri schiavi che innalzarono quella struttura, dovremmo inevitabilmente far salire la media giornaliera dei blocchi. Sono numeri che già farebbero storcere il naso a chiunque annoveri un’esperienza lavorativa in un cantiere edile, semplicemente perché non è possibile lavorare con precisione millimetrica a quella velocità blocchi di pietra simile, nemmeno con moderni strumenti.
Logistica e vettovagliamenti
La cava di Assuan, il luogo da dove provenivano i blocchi da costruzione, dista centinaia di chilometri da Giza. È quindi difficilmente coniugabile un simile spostamento di materiali su e giù per il Nilo, con tutti i problemi di carico e scarico connessi, su imbarcazioni probabilmente poco sicure e con i tempi di realizzazione appena analizzati.
A questo si aggiunge il problema del legname necessario per lo spostamento dei blocchi stessi: nell’ipotesi di rampe di sabbia, il macigno tenderebbe a sprofondare immediatamente; l’utilizzo di tronchi su cui farli rotolare sembra l’ipotesi più accreditata, ma riuscite ad immaginarvi voi simili pietroni spinti a mano su salite con pendenze del 10%? Al minimo errore il blocco sarebbe rotolato all’indietro, causando rallentamenti e di sicuro molte vittime tra i lavoratori.
Non meno importante, la capacità di reperire il legname necessario senza interruzioni per un tempo così lungo: il delta del Nilo è sì fertile ma non è una Giungla amazzonica; le possibilità di esaurire le scorte di questo materiale, con i ritmi imposti dalla realizzazione di una simile opera, sarebbero stati più che concreti.

Quali corde?
I macigni più piccoli pesano circa 2 tonnellate. Nell’ipotesi di una movimentazione a spinta, non più di cinque persone avrebbero potuto posizionarsi dietro al macigno e ognuno di questi individui avrebbe dovuto esercitare uno sforzo di 400 chili (nell’ipotesi del solo spostamento in piano).
Ipotizzando invece una trazione con corde la faccenda si semplifica solo parzialmente, perché se da un lato diviene possibile abbassare lo sforzo di trazione su un singolo uomo anche a 100 chili (immaginando un numero di 20 persone per un solo macigno) quale corda a quei tempi poteva sopportare un simile stress da trazione?
La precisione e il posizionamento
L’allineamento dei lati delle piramidi con i 4 punti cardinali ha un errore inferiore al decimo di grado. Questo significa che gente ignara di cosa fosse il ferro conosceva benissimo il magnetismo ed è stata in grado di posizionare su una distanza così lunga blocchi da costruzione con una precisione disarmante.
I nostri strani costruttori a quanto pare erano anche appassionati d’astronomia: le tre piramidi di Giza ricalcano perfettamente la posizione delle tre stelle della cintura d’Orione, ma non quella del 2500 A.C. Secondo Robert Bauval e Graham Hancock la posizione corretta è da riferirsi alla costellazione come appariva nel cielo del 10000 A.C.
Giza non è il solo luogo strano
Di piramidi in giro per il mondo ce ne sono parecchie, il che già basta a sollevare il sospetto di una civiltà o un qualcosa che abbia influenzato a livello globale il nostro pianeta in un lontano passato.
Se si considera poi che la piramide del sole di Teotihuacan ha la stessa misura di lato di quella di Giza, risulterebbe ridicolo pensare che civiltà distanti migliaia di chilometri e che non sono mai entrate in contatto le une con le altre, abbiano “per caso” costruito monumenti simili con misure di lato identiche.
Le stranezze però non finiscono: piramidi in Cina, in Sudan, forse anche in Bosnia e addirittura in Antartide!
Una vera e propria civiltà delle piramidi, in grado di costruire monumenti capaci di arrivare fino ai nostri giorni e che noi non saremmo ancora in grado di replicare.


Se tutti questi siti non bastassero a far nascere ragionevoli dubbi sulla nostra storia credo che Puma Punku e Ollantaytambo possano sopperire al problema: nel primo sito si può notare la progettazione e la realizzazione di complicati blocchi di pietra in maniera seriale; nel secondo, blocchi giganteschi sono accostati con la stessa precisione riscontrabile nel sito di Giza, ma ci troviamo a 2700 metri d’altezza e il peso dei macigni arriva a 5 tonnellate l’uno.
Quindi?
Chi ha costruito questi siti archeologici?
E chi lo sa!
L’unica cosa che appare chiara, se si possiede un minimo di onestà analitica, è che in nessun modo simili strutture possano essere state realizzate dall’uomo, non certo dall’uomo che conosceva a stento la metallurgia e, in alcuni casi, nemmeno la ruota.
L’ipotesi di civiltà aliene che ci hanno fatto visita in tempi remoti sembra essere la più comoda, ma la possibilità che l’essere umano avesse maturato tecnologie e conoscenze tali da consentirgli di realizzare tali siti è ugualmente affascinante.
Il comune denominatore che accomuna queste ipotesi però è la riscrittura della storia e in ogni caso rimarrebbero senza risposta moltissime altre domande:
Perché abbiamo dimenticato simili capacità e cosa ce le ha fatte dimenticare?
Se queste civiltà non umane hanno già interagito con noi, dove sono andate a finire? Torneranno? O non se ne sono mai andate?
Queste sono solo le domande più naturali, che possono scaturire da una seria considerazione del tema trattato e che resteranno, ahimè, ancora senza risposta per molto tempo credo, a patto che non si effettui una seria indagine su tutto ciò che non torna nella nostra storia, ma questo implicherebbe la riscrittura di diversi libri, la messa in discussione della religione e probabilmente della stessa teoria evoluzionistica di Darwin.
Comprenderete quindi quali siano le difficoltà “politiche”, alle quali si andrebbe incontro, se consideriamo che per dimostrare la sola sfericità della terra e il fatto che essa ruoti intorno al sole, sono dovuti passare secoli ed è stato necessario il sacrificio di molte vite.
Tuttavia la verità, come la vita stessa del resto, trova sempre il modo per palesarsi, quindi non posso che augurare Buona ricerca a tutti voi, insaziabili cercatori di risposte. Continuate ad indagare in maniera bidirezionale, ossia cercate argomenti atti sia a comprovare che a negare una certa tesi e solo dopo che avrete raccolto dati a sufficienza iniziate a formulare delle ipotesi, non prima.
Di Max Massa
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