È facilmente osservabile
che ogni essere umano – così come ogni animale, pianta od oggetto – emette intorno a sé delle vibrazioni che formano il suo campo energetico.
La frequenza di ogni campo energetico assume un valore che è unico in tutto l’universo, ossia ogni uomo possiede una sua frequenza vibratoria differente da quella di ogni altro uomo. Questo valore rappresenta numericamente la qualità unica di quell’essere, la qualità che egli è venuto a esprimere nella materia, in altre parole, il significato stesso della sua esistenza.
La vibrazione che emettiamo ci distingue da ogni altro essere e costituisce una sintesi di tutto ciò che noi siamo: l’apertura di coscienza, il grado evolutivo, la capacità di essere creativi, la qualità delle nostre emozioni, la forza di volontà, la passione sessuale, l’attitudine a influenzare chi ci sta intorno… e molto altro ancora. Fin qui non si sta affermando nulla di trascendente. Capita infatti di sovente, in particolare a chi è più sensibile, di avvicinare una persona e sentire immediatamente la qualità delle vibrazioni che emana intorno a sé.
Pur non avendo una conoscenza approfondita di quella persona, si può sentire la sua inclinazione a ingannare piuttosto che ad aiutare, oppure l’attitudine a dare ordini piuttosto che a prenderli, la capacità di provare compassione o la tendenza all’indifferenza, la freddezza o una passionalità fuori dal controllo… e così via. È poi sufficiente chiedere a un artista che si esibisce su un palco cosa sono le “vibrazioni del pubblico”, per ricevere una risposta sicuramente genuina, perché basata sull’esperienza personale, anche se non scientifica.
La comunicazione è una trasmissione di energia che avviene fra due o più soggetti, nella quale tutti svolgono il ruolo di emittenti e riceventi. Tale condivisione si verifica attraverso i campi vibratori che circondano ognuno di noi; il che significa che stiamo parlando di un fenomeno energetico inconscio che sfugge al nostro controllo.
Le parole, i gesti e gli odori che di norma percepiamo nel corso della comunicazione rappresentano unicamente le forme esteriori e tangibili del processo comunicativo, il suo involucro esterno, ma non la comunicazione stessa, la quale avviene sempre a un livello vibratorio sottile e inconscio. Dal momento che l’energia che noi emaniamo nell’ambiente, tramite il nostro campo vibratorio, esprime semplicemente ciò che noi siamo – il nostro significato – ne deriva che in ogni istante della nostra vita comunichiamo inconsciamente all’ambiente circostante ciò che siamo. Noi, volenti o nolenti, comunichiamo noi stessi agli altri per il fatto stesso che esistiamo. “Noi stessi” è l’informazione che immettiamo nell’ambiente, indipendentemente dalla nostra volontà. Le parole che diciamo, le espressioni e le posture che assumiamo, i gesti che facciamo, lo stile con cui ci vestiamo, l’arte o il lavoro che produciamo, non fanno altro che esprimere in maniera più grossolana, e quindi tangibile ai sensi, la nostra sottile vibrazione personale.
Quando le parole giungono alle orecchie del nostro interlocutore, in realtà c’è già stato un precedente grado di comunicazione costituito dal tono della voce, i gesti, le espressioni e gli odori, che hanno colpito chi ci sta di fronte su un piano quasi inconscio. Ma la comunicazione è in realtà già avvenuta, quando – su un piano ancora più sottile – le nostre vibrazioni hanno già detto all’anima di chi ci sta di fronte chi siamo.
L’incontro fra due esseri è sempre un incontro di sensazioni inconsce, di vibrazioni sottili. Ciò che ne risulta sul piano più grossolano, visibile ai sensi, può essere un amore, così come un’amicizia, una collaborazione, una truffa, una notte di sesso, una prevaricazione, un litigio…
Pertanto noi non possiamo controllare coscientemente la comunicazione nella sua fase più profonda, la quale avviene per il fatto stesso che esistiamo, ma possiamo controllare l’informazione, cioè la qualità vibratoria che comunichiamo, il significato profondo di ciò che emaniamo. In una parola: chi siamo. Se tutto ciò che possiamo comunicare al mondo siamo noi stessi, questo implica che, se vogliamo gestire l’informazione che diamo al mondo, dobbiamo imparare a gestire noi stessi, la nostra qualità vibratoria, e saremo così capaci di gestire la qualità di ciò che creiamo e seminiamo intorno a noi.
Preciso che non si sta qui trattando di sterile teoria, ma di esperienza acquisita sul campo da chi si è dato la pena di verificare nella pratica di tutti i giorni queste ipotesi.
L’unico campo su cui l’uomo ha la capacità di sperimentare è il suo stesso essere: compiendo un lavoro su se stesso gli è possibile elevare il suo stato di coscienza, cambiare la sua qualità vibratoria e divenire un canale, sempre più perfetto, del Bello, del Vero e dell’Amore per le cose.
L’informazione che passa attraverso di noi – che noi stessi siamo e che perciò trasmettiamo all’esterno – può possedere una frequenza vibratoria molto bassa – e questo implica banalità, massificazione, pensiero omologato e poco lucido, emozioni volgari, sessualità inquinata, ecc. – oppure una frequenza decisamente più veloce – e questo significa creatività, originalità, ironia sottile, attitudine a lavorare in gruppo, emozioni elevate, sesso tantrico, ecc.
Dal libro, L’Arte e la Comunicazione di Salvatore Brizzi
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