L’attuale clima e ‘maltempo’ sono frutti locali dell’aumento della temperatura globale.
Ora, premesso che quanto scrivo è ovvio, ma non è né detto né contraddetto da nessuno, perché si tratta di mie tesi, il disastro climatico, che si è manifestato negli ultimi anni attraverso il fatto che ogni stagione giungeva diversa dalla stessa dell’anno precedente, ha avuto due gravissime, definitive svolte: la prima, in primavera, alla quale, in Italia, è seguita la ‘non estate’ 2014; e la seconda, a fine novembre 2014, con i 33 gradi in Sicilia e l’inizio, negli USA e nel mondo, di questo ‘maltempo’ che sarà sempre più grave e non finirà più se non finirà l’inquinamento che lo genera.
Un’‘invernizzazione’ causata dal fatto che i climi degli infiniti luoghi si erano lungo le ere stabilizzati in una moltitudine di rapporti di forza che li bloccavano ognuno nella sua zona in virtù di un prodigioso reticolo di ‘muri’ di temperature.
Rapporti di forza tra i climi che, pertanto, quando la temperatura globale è aumentata, si sono rotti, causando il principiare di un anarchico micro e macro via vai delle masse d’aria da un posto al altro, cioè di venti sconosciuti per forza e connotazioni.
L’aria glaciale dei Poli era, ad esempio, con l’aria pur essa molto fredda delle zone che la circondavano, in un equilibrio che le teneva entrambe ferme dov’erano, fin quando, aumentata la temperatura globale, sono divenute più ‘ballerine’ (più leggere) ed è iniziata la dissoluzione del reticolo dei labili ‘muri’ di temperatura e quello scivolamento verso l’intero pianeta che ha reso i Poli e l’estremo Nord e Sud più caldi, ed il resto della Terra più freddo.
Un ventoso via vai in ogni direzione frutto di infinite reazioni a catena tra masse di aria di diverse temperature e peso che ha ‘uniformato’ il pianeta ‘invernizzando’ la parte più calda ed ‘estivizzando’ quella più fredda.
Se infatti, facendo un altro esempio ispiratomi da mio figlio Marco, la temperatura media dei Poli e dell’estremo Nord e Sud era prima -20 gradi, e quella del resto del pianeta +20, ma c’è poi stato un surriscaldamento globale di 5 gradi – sicché i -20 gradi della zona fredda sono diventati -15, ed i +20 del resto del pianeta +25 – è chiaro che, quando poi c’è stata la ‘uniformazione’ per la rottura dei ‘muri’, la temperatura globale ha iniziato a tendere verso una temperatura media tra i -15 ed i +25 gradi, cioè +5; e quindi verso l’ ‘invernizzazione’ delle zone in cui prima la temperatura media era +20 gradi e l’ ‘estivazione’ di quelle in cui era -20.
Un’ ‘uniformazione’ globale che poi, siccome il sole scalda le varie zone in modo diverso, ed inoltre il clima è influenzato da molti fattori, causerà sempre forti ‘disuniformità’ locali, ovvero un sempre più veloce e tumultuoso rincorrersi delle masse d’aria, cioè cicloni ed intemperie sempre più catastrofici.
Catastrofici perché possiamo magari sopravvivere a temperature di 20 o 30 gradi inferiori alle attuali minime, ma non credo a temperature anche solo di 10, 15 gradi più alte delle attuali massime, o a venti di 300/400 chilometri orari. Senza contare la furia delle acque e le infinite altre imprevedibili anomalie in atto ed in rapido peggioramento.
Perché non so di che tipi di medie parla la ‘scienza’ quando dice che la temperatura è aumentata di decimi di un grado in un secolo, ma so dal termometro che nel 1997, 1998 e 1999, quando abitavo in un bosco in Toscana, la temperatura, all’alba, oscillava tra i -6 e -2 gradi circa, mentre, già dal 2000, in pochi anni, le gelate divennero meno frequenti, poi sporadiche, e poi rare, sicché so da me che la temperatura al suolo, nei due metri di altezza che interessano all’umanità, è aumentata di almeno 6 gradi, salvo i periodi come questo, in cui il gelo ritorna.
Temperature che, coerentemente alla ‘uniformazione’, sono aumentate anche nelle massime solo dov’erano più fredde e c’è stata l’ ‘estivazione’, come ai Poli, mentre, dov’erano più calde e c’è stata l’ ‘invernizzazione’, come in Italia, sono aumentate solo nelle minime, tant’è che ricordo bene già da ragazzo che le temperature di 40/41 gradi erano più frequenti di oggi.
Temperatura globale ‘uniformata’ che però aumenterà (con effetti locali sempre più terribili) a velocità molto maggiore di quella reclamizzata dalla ‘scienza’.
Che fare? È facile (le cose difficili sono facili per chi le sa fare): bisogna fermare tutto ciò che è inquinante, e rilanciarlo, se sarà il caso, solo dopo che lo si sarà reso non inquinante, a partire dalle automobili (i trasporti devono per ora divenire multipli ed essere limitati a quelli indispensabili).
Se lo facciamo, in una settimana, un mese, sei mesi, cade al suolo il grosso degli elementi inquinanti che immettiamo giornalmente nell’atmosfera (oltre che nelle acque e nelle terre), e guadagniamo un vantaggio che – forse – ci consentirà poi di affrontare i processi di disinquinamento più lunghi.
Cose che però – nessuno si illuda o si sprechi in vani sforzi buonistici – non possono avvenire finché vige l’attuale cultura strategico/furbesca. Occorre cioè prima che l’umanità infranga la barriera del suo inconscio fittizio e ciascuno si dica quello che, magari scioccamente, non ha mai voluto vedere di sé; e quindi che si realizzi quella che nei miei libri ho definito «scoperta antologica» e l’umanità divenga intelligente, ove per intelligenza si intenda: «capacità di svilupparsi passando attraverso lo sviluppo degli altri». Un processo che, sotto la spinta della necessità, può avvenire in un attimo, ma non è detto avverrà nonostante, se non avverrà, periremo.
Fonte:
www.signoraggio.it
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