Dove si è formata la prima grande scuola filosofica dell’antichità?
Nella Grecia geografica?
Assolutamente no, la prima scuola che ha elaborato un sistema cognitivo razionale, secondo i canoni moderni, è sorta ad Elea, nell’Italia meridionale, l’attuale Ascea, nel Cilento, provincia di Salerno, in Campania. E’ necessario tuttavia, preliminarmente, fare qualche riferimento all’origine della filosofia greca nel suo complesso.
L’intera cultura occidentale, scienza compresa, ha le sue origini nel pensiero filosofico greco, con i presupposti non scontati della logica e della razionalità. Quella popolazione del Mediterraneo originata da diverse etnie che noi, per semplificare, chiamiamo “Greci”, ha fondato e approfondito le strutture del pensiero razionale, secondo l’accezione ancora oggi accettata. Su questo gli interpreti della storia della filosofia sono concordi, con qualche autorevole eccezione, come il filosofo contemporaneo Nietzsche, che ha rimproverato la filosofia greca di aver dato vita a categorie troppo aride ed intellettualistiche. Il pensiero greco nasce come “filosofia”, cioè come amore per la sapienza. E’ sintomatico come i due più grandi pensatori dell’antichità, Platone ed Aristotele, si trovino d’accordo nell’affermare che la filosofia è nata dal sentimento di meraviglia dell’uomo davanti alle cose, in opposizione ai non coscienti e superficiali che non riescono a stupirsi davanti alla ricchezza del mondo. I primi filosofi che, secondo le conoscenze attuali e convenzionali, hanno cercato di dare una spiegazione del “principio” (archè) sono gli ionici di Mileto, Talete, Anassimandro e Anassimene. Talete ha unna visione panteistica, individuando il principio di tutte le cose nell’acqua; Anassimene lo trova nell’aria; Anassimandro lo identifica in un principio infinito ed indeterminato, da cui tutto si crea e tutto si dissolve, l’apeiron. Ma, come si è avuto modo di accennare in premessa, non è nell’Ellade geografica che comincia a strutturarsi il pensiero razionale propriamente detto, ma dobbiamo spostarci ad occidente nell’Esperia (terra occidentale), quella che i Romani di seguito denomineranno “Magna Graecia”, e precisamente sulle assolate spiagge di Elea. Qui inizia a formarsi la filosofia come “scienza”, fondata in primo luogo sui principi di identità e di non contraddizione. La scuola eleatica, il cui massimo rappresentante fu Parmenide, operò tra il VI e il V secolo a.C., divenendo il più importante dei circoli presocratici, annoverando autorevoli esponenti come Zenone, Melisso di Samo e Senofane di Calofone, che, convenzionalmente, ne è considerato il fondatore. La scuola di Elea sviluppò un modo di argomentare che è alla base della nascita della logica occidentale, criticando i miti antropomorfici fino ad allora imperanti, specialmente con Parmenide che elaborò il concetto di “essere”. I filosofi eleatici furono i primi a contestare l’antropomorfismo orientale ed ellenico e, quindi, l’intero sistema mitologico costruito sulle opere di Omero ed Esiodo. Parmenide, in particolare, affinò la riflessione filosofica, orientandola in senso ontologico, gnoseologico e linguistico. Proprio a causa dell’originalità del pensiero, che contrastava fortemente con i valori arcaici della cultura ellenica, i filosofi eleatici furono fortemente contrastati e censurati dai contemporanei, che non ne arrivavano a comprendere le brillanti ed innovative intuizioni speculative. Ma come succederà anche in altri periodi storici, le idee inizialmente osteggiate, ma contenenti geniali spunti, sono comunque destinate a trionfare e, pertanto, la riflessione eleatica confluirà nell’accademia platonica. Gli eleati furono i primi a rifiutare un sapere che si basasse sui sensi, attribuendo importanza, invece, alle conoscenze che derivassero da premesse chiare ed incontrovertibili. Parmenide, di cui ci sono pervenuti vari scritti sotto forma di frammenti, si oppose ai filosofi naturalisti di Mileto, che cercavano di spiegare il tutto mediante elementi primari, ma comunque presenti in natura. Per Parmenide, alla base del Tutto vi è un principio unitario ed universale, l’Essere, immutabile, immobile, eterno ed increato. Tale principio non può essere compreso mediante i sensi, che sono sempre materiali, ma soltanto con il pensiero. Solo il pensiero può rivelare all’uomo che alla base di Tutto vi sia l’Essere e che Tutto è uno. L’Essere, inoltre, in quanto eterno, è ingenerato, altrimenti si avrebbe il paradosso di ammettere che l’Essere provenga dal Non Essere. Grandissima influenza avrà il pensiero eleatico sulle riflessioni platoniche ed aristoteliche che, a loro volta, rappresentano i pilastri dell’intero pensiero speculativo occidentale. In special modo la teoria dell’Essere di Parmenide determinerà gli sviluppi successivi del pensiero di Aristotele su Dio come atto puro, motore immobile, pensiero di pensiero, e di conseguenza dell’intero impianto dottrinario cristiano. Il concetto di “Essere”, elaborato nel pensiero ellenico, incontrerà il Dio creazionista ebraico, per dare vita, a partire da Paolo di Tarso, ad una delle religioni più diffuse sul nostro pianeta, il cristianesimo.
Luigi Angelino
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