La storia, ormai, è nota: alcuni angeli si innamorano di donne umane e da questo amore nascono delle creature bestiali che avrebbero cercato di distruggere il genere umano e sarebbero state a loro volta distrutte, o con lotte fratricide o con il Diluvio, da Dio. L’opinione comune vuole che questa tradizione si trovi nell’Antico Testamento, ma, in realtà, la Bibbia non ha molto a che spartire con i cosiddetti angeli caduti.
Al contrario, anche se gli angeli sono presenti in vari episodi e in varie forme, della loro controparte malefica non si trovano molte tracce, se non in un accenno presente in Genesi, al versetto 6:2, in cui si accenna ad alcuni angeli che, attratti dalle “figlie degli uomini”, se ne innamorano e si sposano con loro, in un atto che a noi non sembra, tutto sommato, negativo; nessuna spiegazione viene offerta riguardo ai motivi che rendono malvagia questa azione angelica, che non era comunque avvertita come tale dai due gruppi di protagonisti, i figli di Dio e le figlie degli uomini e solo il successivo discorso di Yahweh, che condanna l’accaduto, permette di comprendere che si tratta di qualcosa che non avrebbe dovuto assolutamente accadere: possiamo supporre che questa unione fosse riprovevole perché nella tradizione ebraica antica il matrimonio doveva avvenire all’interno della tribù, o comunque secondo una linea patrilineare, mentre in questo caso l’unione è assolutamente eterogenea. Poco dopo, nel testo, sono anche citati in causa i Nefilim, i Giganti, di cui si dice che ai tempi di questa storia vagavano sulla terra: essi potrebbero, anche se il versetto non è esplicito, essere identificati con la progenie di angeli e donne umane; Nefilim, però, nella Bibbia, non sono solo questi esseri, ma anche i Giganti di Canaan, che sono presenti sulla terra ben dopo il Diluvio, che, in teoria, avrebbe dovuto eliminare ogni forma di vita dalla terra.
A parte questo, la Bibbia sembra dimenticare la storia degli angeli scesi sulla terra, quanto meno nei libri riconosciuti come autentici sia dai cristiani, nel loro complesso, sia dagli ebrei: in un libro, il Siracide, accettato come autentico dai cattolici e dagli ortodossi, ma non dagli ebrei e dai protestanti, si accenna, al versetto 16:7, a una punizione divina contro i giganti che si ribellarono, a causa della loro forza, a Dio.
Per scoprire, dunque, da dove nasce la leggenda, il mito, degli angeli caduti, si deve guardare altrove, a un gruppo di libri che non sono generalmente accettati come autenticamente ispirati (quindi, come vera parola di Dio) e che sono abitualmente indicati con il nome di apocrifi o di pseudoepigrafi. Questo non vuol dire che siano stati composti successivamente rispetto ai libri che sono inseriti nei vari canoni biblici: alcuni apocrifi, infatti, sono contemporanei ad altri libri ritenuti autentici, come dimostra l’apocrifo dell’Antico Testamento più rilevante per la tradizione degli angeli caduti, e probabilmente il più noto, cioè il Primo Libro di Enoch (noto anche come Enoch Etiopico), di cui alcuni capitoli, risalenti ad una datazione incerta tra il 500 a.C. e il 333 a.C., sono più antichi di altri libri confluiti nel canone ebraico e cristiano. E non bisogna dimenticare che proprio questo libro è considerato come ispirato dai più antichi Padri della Chiesa, come ad esempio Clemente Alessandrino, Ireneo, Tertulliano.
Il Libro di Enoch è la prima testimonianza della letteratura apocalittica: l’apocalittica non ha nulla a che vedere con la fine del mondo, ma è piuttosto un modo di scrivere in cui il presunto autore racconta delle visioni che ha avuto in sogno. L’apocalittica, però, è anche una corrente di pensiero che nasce negli anni di composizione delle più antiche parti del libro, secondo cui gli uomini non sono gli artefici del male nel mondo, ma si trovano a vivere in una terra malvagia a causa dell’errore di qualcuno che è vissuto prima di loro.
Proprio nel Primo Libro di Enoch possiamo trovare qualche informazione sulle origini del mito degli angeli caduti, con qualche debita attenzione: non tutto quello che vi si legge, infatti, risale alla stessa, antica, epoca di composizione, perché in realtà questo libro è il risultato di una complessa sovrapposizione di più mani, diverse tra loro per ideologia e per periodo. Sono cinque le parti che lo compongono: il più noto Libro dei Vigilanti, che comprende i primi 36 capitoli (tranne i primi cinque, che servono da introduzione); il Libro dell’Astronomia, il Libro dei Sogni, l’Epistola di Enoch (che non toccano in realtà quasi per nulla l’argomento) e, infine, il Libro delle Parabole, che anche se appare in seconda posizione, subito dopo il Libro dei Vigilanti, è in realtà una tarda aggiunta, risalente probabilmente all’età cristiana, che serviva per sostituire il più antico Libro dei Giganti, eliminato forse perché, come vedremo, conteneva dottrine non più accettabili.
Non solo queste cinque parti sono ascrivibili ad autori diversi, vissuti in tempi diversi (per quanto la voce narrante e il punto di vista sia sempre quello del patriarca Enoch), ma a sua volta il Libro dei Vigilanti, il più antico, è stato evidentemente composto da più mani, di cui due particolarmente notevoli: la prima, che ha redatto i capitoli 6-11 e ha composto, più frettolosamente, i capitoli 12-16; la seconda, che ha composto i capitoli 17-19 e 21-22.
Perché tutto questo è rilevante per la storia degli angeli caduti? Perché, come sempre quando si parla di miti e leggende, ogni autore tende ad avere una sua idea personale, a immaginare un suo sviluppo della vicenda e ad aggiungere qualcosa di suo. Tutte le mani, anonime, che hanno contribuito a riportare il mito degli angeli caduti hanno aggiunto o modificato qualcosa.
Non sappiamo quando questo mito sia nato, ma solo che il primo testo che ne parla (e di cui noi abbiamo qualche informazione), il Libro di Noé, è molto antico, composto, probabilmente, attorno al 500 a.C.; difficile sapere altro a riguardo, perché è per noi perduto e sappiamo della sua esistenza solo per il fatto che viene tradotto nella prima parte del Libro dei Vigilanti ed è citato in un libro molto più recente, il Libro dei Giubilei, di cui parleremo più avanti.
Apparentemente, il Libro di Noè contiene la storia degli angeli caduti nella sua forma più nota: qualche generazione prima del diluvio, al tempo del patriarca Yared (che potrebbe essere il padre o il figlio di Enoch), duecento angeli tra quelli chiamati Vigilanti, di cui solo i più importanti sono nominati, si innamorano delle figlie degli uomini e scendono sulla terra per sposarle, sotto la guida di un angelo chiamato talora Semeyaza e talora Ἁsa’el. Dopo aver sposato le figlie degli uomini, essi insegnano loro alcune arti proibite, come la magia e la conoscenza delle erbe e generano i Nefilim, termine tradotto in greco come i Giganti, per sottolineare la comune mostruosità e ribellione al Cielo (anche le affinità tra il mito dei Nefilim e dei Titani sono notevoli): essi sono alti, dice il testo, più di duecento cubiti (il cubito è la lunghezza e sono dotati di una forza e di un potere spaventoso. Non soddisfatti, per via delle loro enormi dimensioni, della quantità di cibo prodotto per loro dagli uomini, che hanno reso schiavi, i Giganti iniziano a nutrirsi degli uomini stessi, ma anche degli uccelli, dei pesci e degli altri animali e, soprattutto, a bere il loro sangue, elemento che sembra essere il vero nocciolo del problema della violenza dei Giganti.
Per quel che riguarda gli angeli caduti, il peccato peggiore sembra essere quello di Azazel, che in questo libro più che uno dei Vigilanti appare come il primo angelo a essere caduto in errore, la prima tra le stelle (cioè gli angeli) a cadere sulla terra (cioè a peccare). Azazel insegna agli uomini l’uso e la fabbricazione delle armi e dei gioielli, ma negativo è anche il dono di Semeyaza, che spiega la magia, come anche l’insegnamento dell’astrologia, che tre diversi angeli, Kobabel, Temel e Asradel, trasmettono agli uomini. La presenza degli angeli sembra dunque avere due facce opposte: da un lato, la sapienza che è trasmessa agli uomini come un dono che il cielo avrebbe voluto negare, come il fuoco di Prometeo; dall’altra, la violenza degli eredi degli angeli.
Le grida degli uomini che lamentano la morte dei loro simili, alla fine, giunge al cielo ed è sentita da quattro angeli, Michele, Gabriele, Raffaele (o Suriele) e Uriele, che intercedono presso Dio per la loro salvezza: da soli, infatti, gli esseri umani non potrebbero riscattarsi dal dominio dei Giganti, perché questo male non proviene dagli uomini, ma da un mondo a essi superiore, e quindi solo questo stesso mondo può aiutarli a liberarsene.
La condanna voluta da Dio per gli angeli caduti è terribile: per Azazel in particolare, legato mani e piedi da Raffaele, coperto di pietre e di tenebra, bendato in modo che non veda la luce, fino al giorno del Giudizio, quando sarà bruciato nel fuoco. Quanto ai Giganti, Dio incarica Gabriele di distruggerli inducendoli a combattere l’uno contro l’altro, nonostante i loro padri, cioè gli angeli, avessero sperato per loro nell’immortalità: il nome stesso Nefilim indica “coloro che sono caduti”, con un riferimento non alla caduta angelica, quanto piuttosto alla morte in battaglia che sembra ben essere collegata alle vicende di questi personaggi: anche in Genesi, in effetti, si parla di loro come grandi guerrieri. Michele, infine, si reca da Semeyaza e dagli altri Vigilanti caduti, ma la loro punizione, che consiste nell’essere legati per settanta generazioni sotto terra, arriverà solo dopo aver visto la morte dei loro figli; allo scadere del tempo della punizione, saranno a loro volta gettati all’inferno.
Il Libro di Noè non si sarebbe dilungato più di tanto su questo episodio, utile solo per spiegare le motivazioni del Diluvio, su cui si sarebbe concentrata l’attenzione dell’autore: questa fretta sembra dimostrata nella parte finale del racconto, in cui si ha l’impressione che, attraverso l’opera degli angeli “buoni” ogni male proveniente dalla caduta dei Vigilanti sarà annientato, idea che facilmente si scontra con il senso comune, che mostra ancora una terra in cui il male è ben presente.
Il Libro di Noè ha influenzato molto però gli scritti che si sono occupati di questo mito, e in particolare uno degli autori del Libro dei Vigilanti, il più antico, che, come si è detto, avrebbe tradotto (e molto probabilmente riscritto) in aramaico questa parte del libro, introducendo alcuni nuovi elementi: Enoch, emissario degli angeli vigilanti che non sono caduti (il termine vigilanti, infatti, sembra indicare entrambe le schiere), comunica ai caduti la loro futura punizione ed essi, spaventati, lo implorano di intercedere per loro presso Dio; la preghiera non ha alcun effetto e, anzi, Enoch in sogno ha una visione della punizione che attende i caduti, come la morte dei loro figli e l’imprigionamento per l’eternità senza alcuna possibilità di perdono in uno speciale inferno posto ai confini del caos.
Se la conseguenza principale della discesa degli angeli, nel Libro di Noè, sembra essere il Diluvio, che in qualche modo lava via il loro peccato, nei primi capitoli del Libro dei Vigilanti la colpa di questi angeli diventa molto più grave: la loro discesa sulla terra, infatti, ha contaminato e corrotto la natura, che prima non era malvagia, e l’ha resa impura, poiché gli angeli avrebbero rivelato alle loro donne segreti che non avrebbero neppure dovuto conoscere. Sono questi angeli, dunque, la causa dell’esistenza del male nel mondo, ma non sono più un pericolo per gli uomini, perché in conseguenza dei loro atti sono stati nascosti sotto terra, nella Tenebra, da Dio. Pur essendo scomparsi e non in condizione di nuocere, però, questi angeli, i Vigilanti, hanno lasciato un’eredità pericolosa, che ancora influenza negativamente la vita degli uomini: i Giganti, come gli uomini, non sono composti solo di carne, ma anche di spirito e dunque alla loro morte, anche se la carne morirà, non così lo spirito, destinato a sopravvivere in una forma diversa, non corporea, ma ugualmente nociva per gli uomini. Le anime dei Giganti morti, disincarnate, vagano dunque per il mondo con l’intento di nuocere all’uomo. Il racconto del Libro di Noè, dunque, è utilizzato per inserire, in maniera razionale, all’interno di una mitologia già esistente, l’esistenza di spiriti maligni in cui il popolo ebraico già credeva.
Se, però, i Vigilanti e i Giganti sono stati eliminati da Dio, perché gli spiriti maligni continuano a tormentare gli uomini? Perché Dio, che ha eliminato le precedenti minacce, non agisce anche contro di loro? A questa domanda risponde un testo molto più recente, il Libro dei Giubilei, che pur presentandosi, in parte, come riscrittura di due testi canonici, Genesi ed Esodo, usa alcune fonti non canoniche, come il Libro dei Vigilanti, specialmente per parlare degli spiriti maligni che, come si è detto, nei libri canonici sono piuttosto ignorati.
Nel Libro dei Giubilei, tornano gli elementi caratteristici dei Vigilanti: gli spiriti maligni non esistono da sempre, ma derivano dalla caduta degli angeli che hanno peccato e dalla loro unione con le figlie degli uomini. Il Diluvio, come si è visto, ha luogo proprio per la necessità di eliminare i Giganti rimasti sulla Terra. Tuttavia, quando Noè sbarca dall’Arca, mette in guardia i suoi figli da ogni possibile contatto con gli spiriti maligni che dai Giganti stessi derivano. Ben presto, però i nipoti di Noè, incapaci di seguire il suo avvertimento, si lasciano irretire dagli spiriti maligni e Noè si rivolge nuovamente a Dio per chiedere che questi spiriti, espressamente identificati con i figli degli angeli Vigilanti, siano imprigionati e tenuti prigionieri nel luogo del Giudizio, in modo che non possano distruggere la sua discendenza. Dio accetta, ma a questo punto Mastema, il mal’aka di questi spiriti (il loro capo, ma anche il loro messaggero),1 inviato in ambasciata presso Dio da un non ben definito principio del Male, fa presente a Dio che questo imprigionamento non permetterebbe al regno del Male di esercitare il suo potere di distruzione e di corruzione sugli uomini. Sorprendentemente, e differentemente rispetto al Libro dei Vigilanti, Dio riconosce la correttezza di questa pretesa e accetta che un decimo di questi spiriti maligni continui a nuocere agli uomini, ad esempio inducendoli a onorare falsi dèi e idoli, mentre i restanti spiriti sono relegati nel luogo del Giudizio. Per fornire agli uomini una certa protezione contro questi spiriti, però, Dio invia i suoi angeli, in modo che possano insegnare a Noè e ai suoi discendenti i rimedi contro le malvagie azioni degli spiriti, e in particolare le medicine ottenute dalle piante della terra, rimedi che Noè avrebbe messo per iscritto, appunto, nel precedentemente citato Libro di Noè.
Siamo davvero sicuri, però, che gli spiriti maligni siano solo le anime dei Giganti morti e che gli angeli caduti siano rinchiusi e incapaci di nuocere all’uomo? La più recente parte del Libro di Enoch, il Libro delle Parabole, mette in guardia contro questa idea: il capo degli angeli caduti, Azazel, non è ancora stato imprigionato, contrariamente a quanto affermato in precedenza, e, anzi, gli spiriti maligni stessi non sono più identificati con i Giganti, che sembrano sparire, sostituiti dai loro stessi genitori, gli angeli caduti, ancora presenti nel mondo e intenti a indurre gli uomini a peccare. Solo in un futuro non meglio definito saranno imprigionati. La loro colpa, però, in questa parte del libro, non è quella di aver creato il male con la loro caduta. Essi stessi, infatti, sono stati indotti in tentazione da un principio del Male, che potremmo chiamare Satana, di cui sono diventati servitori: in questo sta la loro vera colpa.
Se gli angeli Vigilanti non sono i primi ad aver errato, è lecito domandarsi a quando risalga l’originaria caduta: la domanda è legittima, come aveva notato, molti secoli prima dell’autore del Libro delle Parabole, la seconda mano del Libro dei Vigilanti. Se la discesa degli angeli sulla Terra, infatti, risale all’epoca del patriarca Yared, come si può spiegare la tentazione di Eva, il serpente, e il peccato di Caino? Questo autore aveva ipotizzato un peccato angelico avvenuto prima di quello dei Vigilanti, addirittura antecedente alla creazione dell’uomo: nel quarto giorno della Creazione, i sette angeli planetari avrebbero trasgredito all’ordine dell’universo imposto da Dio, rovinando così la natura creata.
Che altre cadute angeliche fossero possibili, d’altra parte, è dimostrato anche dalla terza parte del Libro di Enoch, il Libro dei Sogni, che, benché di difficile comprensione, accenna a una seconda caduta angelica, avvenuta in tempi vicini ai suoi, e quindi attorno al 164 a.C., data di composizione del libro: una caduta che avrebbe indotto in errore i leader ebraici e avrebbe condotto al disastro la nazione.
Ancora una volta, è la più recente tra le parti del Libro di Enoch, cioè il Libro delle Parabole, a spiegare quale, tra tutte, fu la prima caduta angelica, che per prima ha prodotto il Male: esiste un primo angelo peccatore, che ha indotto in errore gli altri angeli, il cui nome, qui, è Yequn (un nome mai attestato altrove); Yequn avrebbe portato alla caduta di Asbel, che sarebbe, apparentemente, l’equivalente del Vigilante Semeyaza, e anche di un terzo angelo, Gadriel, il serpente tentatore di Eva.
La parte più straordinaria del Primo Libro di Enoch, però, è certamente il meno noto Libro dei Giganti, che, anche se fu con il tempo sostituito dal Libro delle Parabole, nella versione originale del libro seguiva i capitoli dei Vigilanti. Solo la scoperta dei rotoli del Mar Morto (e qualche frammento di tradizione manichea) ha permesso di conoscerne, anche se solo in parte, il contenuto, veramente sorprendente: come evidente già dal titolo, i protagonisti di questo libro sono i figli dei Vigilanti, i Nefilim, i Giganti. E questa volta, sembra che la storia sia raccontata dal loro punto di vista, senza occuparsi, invece, più di tanto dei Vigilanti stessi.
Non solo: a differenza delle altre parti di Enoch, qui sembra che Enoch non sia il narratore in prima persona delle visioni avute in sogno, benché agisca, come nel Libro dei Vigilanti, come mediatore tra Dio e un rappresentante dei Giganti chiamato Mahaway, descritto come un essere alato, come peraltro molti dei Giganti, dalla forma ibrida tra animale ed essere umano.
La storia narrata presenta, nella parte iniziale, poche variazioni sostanziali: si parla sempre della caduta degli angeli vigilanti, della loro impotenza nei confronti degli angeli inviati da Dio a punirli e dell’inevitabilità di un castigo causato dalla loro condotta. L’attenzione, qui, però, si concentra soprattutto sulle reazioni dei Giganti alla notizia della loro imminente punizione, dei loro timori in vista della vendetta di Dio: probabilmente, il cuore del racconto riguarda proprio ciò che accade ai Giganti nel momento in cui scoprono, con orrore, che saranno puniti per le atrocità commesse.2 Prima che un giudizio sia emesso nei loro confronti, i Giganti iniziano ad avere terribili sogni e, terrorizzati da ciò, essi inviano un emissario, Mahaway, a Enoch, che interpreta correttamente i sogni come un presagio della futura punizione. La reazione degli altri Giganti, messi al corrente da Mahaway, è di incredulità e di rifiuto per questa interpretazione: i primi compagni con cui Mahaway parla, Hahyah e Ohyah, i due figli di Semeyaza, si adirano violentemente con il loro emissario, minacciandolo di morte. Un altro Gigante, Hobabis, sembra urlare in preda alla disperazione alla notizia, comunicatagli da un ulteriore Gigante, Gilgamesh (e la presenza di questo nome apre interessanti possibilità sull’influenza che il Vicino Oriente ha esercitato su questa tradizione), mentre gli altri sembrano gioire per il fatto che solo uno tra loro è stato condannato: l’ottimistica speranza di salvezza, però, svanirà ben presto.
Non è dato sapere, in realtà, quale sia la punizione, perché il testo che ci è rimasto è frammentario e molte parti, essenziali per la comprensione, mancano: sembra però di poter capire che i Giganti dovranno morire, anche se non è detto che si tratti di un conflitto interno, come accade nel Libro dei Giubilei, o di una conseguenza del diluvio: al termine delle loro vite, però, anche secondo questa tradizione, le anime dei Giganti morti continueranno a esistere come spiriti malvagi. Quello che è certo, infatti, è che le anime stesse dei giganti sono corrotte e intimamente malvagie, perché sono esito di un’unione riprovevole: per questo, anche in seguito alla distruzione della parte corporea della loro esistenza, continueranno a portare danno agli esseri umani, in quello che appare il loro supremo desiderio.
A differenza dei Giganti che non hanno, dunque, alcuna speranza di redenzione, gli angeli caduti, compreso lo stesso capo dei Vigilanti Semeyaza, possono accedere al perdono tramite il pentimento: proprio questa possibilità, negata con forza dagli altri libri enochiani, potrebbe essere la causa della sostituzione del Libro dei Giganti con il Libro delle Parabole. L’idea che i demoni stessi possano pentirsi, probabilmente, appariva troppo rivoluzionaria per essere ammissibile: il male è male e deve rimanere confinato, per l’eternità, all’inferno. La colpa degli angeli caduti è l’aver rinunciato alla loro natura spirituale per mischiarsi con ciò che è corporeo e questa commistione sconvolge l’ordine naturale delle cose.
Proprio qui, in fondo, sta il nocciolo delle differenze tra le varie parti che compongono la tradizione degli angeli caduti: ciò che rende una versione della storia diversa dalle altre è, soprattutto, l’idea del Male che vi sta dietro. Nel Libro dei Giubilei, il principio del Male è un angelo caduto che vaga ancora per la terra e potrebbe continuare a nuocere, con, però, l’autorizzazione di Dio, in una sorta di collaborazione tra Dio e il diavolo.3 Nel Libro dei Giganti, gli angeli hanno generato il male, ma non sono necessariamente essi stessi il male, perché provengono da Dio e a Dio possono tornare. Nel Libro dei Vigilanti, il Male ha origine dai vigilanti caduti, che però sono imprigionati e non più in grado di nuocere: il principio del male è dunque, rispetto all’uomo, molto lontano nel tempo e per sempre imprigionato, e ha influenzato l’uomo per il solo fatto di aver reso impura la natura. Nel Libro delle Parabole, gli angeli caduti sono invece attivi e pronti a colpire l’uomo: solo in un futuro non specificato saranno condannati.
La leggenda dei Vigilanti vuole svelare le origini del Male ed è sempre stata utilizzata a questo scopo, fino ai Padri della Chiesa; ma la vicinanza tra alcune dottrine del Libro di Enoch e lo gnosticismo avrebbe indotto a ritenere questo libro pericoloso e quindi a scartarlo, nonostante la sua antichità, dal canone dei libri biblici. Solo la traduzione in etiopico (ge’ez) ci ha permesso di conoscere integralmente il testo, perché per la chiesa etiopica il Primo Libro di Enoch è ancora oggi considerato come canonico, ma, è bene ricordarlo, anche in questo caso, come sempre inevitabilmente accade, il traduttore ha lasciato, nella sua opera, qualcosa di suo.
Bibliografia:
1. Apocrifi dell’Antico Testamento, a cura di Paolo Sacchi, Torino, 2001.
2. Paolo Sacchi, “Il diavolo nelle tradizioni giudaiche del Secondo Tempio (500 A.C. – 100 D.C.), in L’Autunno del Diavolo, a cura di E. Corsini e E. Costa, pp. 107-127, Torino, 1990
3. Liliana Rosso Ubigli, “Demòni ed esorcismi nel Giudaismo antico”, in L’Autunno del Diavolo, op. cit., pp. 129- 142.
4. Loren T. Stuckenbruck, “Giant Myhtology and Demonology: From the Ancient Near East to the Dead Sea Scrolls”, in Die Dämonen/Demons: The Demonology of Israelite-Jewish and Early Christian Literature in Context of their Environment, Tübingen, 2003, pp. 318-338.
5. James C. Vanderkam, “The Demons in the Book of Jubilees”, in Die Dämonen/Demons, op. cit., pp. 339-364.
6. Ronald Hendel, “The Nephilim were on Earth: Genesis 6:1-4 and its ancient near eastern context”, in The Fall of the Angels, a cura di Christoph Auffarth e Loren T. Stuckenbruck, Leiden-Boston 2004, pp. 11-43.
7. Jan N. Bremmer, “Remember the Titans!” in The Fall of the Angels, op. cit., pp. 35-61.
8. Loren T. Stuckenbruck, “The Origins of Evil in Jewish Apocalyptic Tradition: the Interpretation of Genesis 6:1-4 in the Second and Third Centuries B.C.E., in The Fall of the Angels, op. cit., pp. 87-118.
Articolo redatto da: Chiara Crosignani
Fonte: https://www.academia.edu/39102214/Angeli_caduti_figlie_degli_uomini_e_Giganti_un_viaggio_indietro_nel_tempo_da_una_complessa_storia_familiare_alle_origini_del_male
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