Il Presidente Americano Obama
prima di lasciare la sua poltrona al prossimo fantoccio che rappresenterà le lobby, ha confermato insieme alla sua amministrazione, che stanzierà un trilione di dollari nel campo della ricerca nelle armi nucleari da spendere nel prossimo trentennio.
Di fatto, verrà rinnovata quella rivalità con le altre superpotenze, come la Russia. Questo forte stanziamento di risorse, però, non è andato giù a molti, che lo hanno definito uno spreco fantasioso e praticamente insostenibile a livello economico. Verranno sviluppati missili balistici intercontinentali, sottomarini e bombardieri nucleari, insomma tutto l’occorrente per continuare a esportare democrazia con una mano e con l’altra, la guerra.
Ma come hanno giustificato tale spesa? Semplice, utilizzando la più banale delle scuse. Le loro tecnologie sono obsolete. Ma l’aspetto ancor più interessante è che queste spese serviranno per ripararsi dalle aggressioni di Russia, Iran, Cina, Nord Corea, e per la lotta globale al terrorismo. Strano che si parli di aggressioni, quando in realtà gli USA non sono mai stati attaccati negli ultimi decenni da queste nazioni sul loro territorio. Ma c’è di più. In merito alla Russia, per garantirsi tali fondi, il Pentagono ha scritto che bisogna rispondere alle eventuali aggressioni da parte del Cremlino e che serviranno investimenti straordinari in campo nucleare.
Brian McKeon, sottosegretario alla Difesa, nelle settimane passate, davanti al Congresso, ha sostenuto che tali investimenti servono come risposta alle provocazioni della Russia, e per rassicurare gli alleati che gli americani saranno il faro a tutela della pace.
Ai più smemorati occorre ricordare il primo presidente Obama, quello che, per farsi eleggere a tale carica, promise di liberare il mondo dalla minaccia del nucleare e che a Praga, poco più tardi, rincarò la dose, invocando un mondo libero e senza armi nucleari.
Le assurdità e le contraddizioni non finiscono qui. Gary Samore, uno dei consiglieri di Obama, esperto in armi nucleari, in un’intervista rilasciata al “The New York Times” del 2014 rese noto che gli investimenti in questo campo sono necessari, perché bisogna rispondere con forza e decisione all’invasione della Russia in terra ucraina. A quei tempi bisogna ammettere che la fabbrica del consenso si era già messa in moto o, forse, non ha smesso mai di funzionare.
L’anno scorso all’interno del governo americano si è cercato di ridurre i costi di modernizzazione nucleare. Infatti il senatore Ed Markey e il deputato Earl Blumenauer introdussero un disegno di legge che avrebbe fatto scendere da 14 a 8 i sottomarini nucleari, con un risparmio di circa quattro miliardi di dollari. Il tutto fu sponsorizzato da Bernie Sanders. Mentre l’altro ex candidato Marco Rubio ha sostenuto che la deterrenza è utile per la pace.
Il Pentagono, nel mese di ottobre, ha firmato con la società Northrop Grumman un contratto che prevede la costruzione di un nuovo bombardiere a lungo raggio. E questo purtroppo è solo l’inizio, perché per loro in fondo la pace tra i popoli si costruisce con il nucleare e non con le idee.
Enea Rotella
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