L’Osireion
Fonte: “Abydos, Egitto” di Paolo Renier con la presentazione di Sergio Donadoni.
El-Araba el- Madfouna, nome arabo di Abydos, vuol dire “il villaggio sepolto” e si trova nell’Alto Egitto a circa 550 Km a sud del Cairo, sulla sponda occidentale del Nilo, dal quale dista almeno 20 Km. Una delle più antiche di tutta la zona archeologica si chiama Umm el-Ga’ab e si trova dove la pianura alluvionale, ora desertica, incontra ad ovest le montagne di calcare.
Si suppone che questo sito sia stato luogo di antichissime sepolture. Gli scavi fanno risalire i reperti ai periodi delle prime dinastie, all’incirca nel 3000 a.C.
Vi si trovano un gran numero di vasi di terracotta, pezzi di ceramica e frammenti di pietra con incisi cartigli o parti di essi, mentre ciò che rimane delle costruzioni, è nella maggior parte in mattoni crudi e pietre tipiche della zona.
Queste presenze testimoniano riti e offerte, anche in tempi relativamente recenti, alle divinità che in queste zone dimoravano e facevano sentire la loro presenza. Già da questo paesaggio, minacciato dalla sabbia che nei secoli si è accumulata, capiamo l’antico nome di Abydos e come il deserto protegga e nasconda l’ingresso al regno dell’Ameni, l’Aldilà.
Il culto di Osiride in questi luoghi si suppone risalga all’Antico Regno, ma la definizione storico-scientifica dei particolari è ancora oggetto di studio. Quando il disco solare incontra le sacre montagne, una lingua di fuoco scende fino a noi e ci ricorda che da lì parte il regno di Osiride, signore dell’immortalità e della resurrezione.
Dalla notte dei tempi, gli antichi pregavano per essere sepolti alle pendici di queste alture o di potervi lasciare una stele, un cenotafio (un monumento sepolcrale privo della persona, in onore della quale era stato eretto), o comunque una testimonianza della loro devozione nel luogo dove, da 5000 anni, gli egiziani andavano in pellegrinaggio per assistere annualmente alle Sacre Rappresentazioni del Mistero. In quel paesaggio naturale tra le montagne sacre comincia l’Amenti, il Regno di Osiride, il regno della morte e della resurrezione.
Sepolto dalla sabbia, bagnato dalle acque, l’Osireion è e rimane un mistero. Questa costruzione non ancora precisamente datata e dall’architettura unica in tutto l’Egitto appare ad Abydos nella sua particolare bellezza.
L’ingresso al tempio è un corridoio sotterraneo lungo circa 120 metri e leggermente in pendenza; la sua apertura si trova a circa 8 metri sotto il livello del suolo.
La prima parte del tunnel d’entrata ha un arco a volta ed è lunga circa 20 metri e sulle pareti vi sono dipinti testi sacri e formule ritenute magiche.
La seconda parte del corridoio è lunga 90 metri: all’interno, nell’oscurità sono scolpiti geroglifici e disegni che rappresentano le 12 ore del sole durante il suo viaggio nelle tenebre. Si suppone che questa lunga discesa preparasse l’iniziato ai Misteri di Osiride.
Da qui si entra in un’anticamera e poi in un ampio vestibolo decorati con geroglifici tratti dal “Libro dei morti”. Così si entra nella mitica Isola Egizia della Creazione che sorge dall’Oceano primordiale: l’Osireion.
Il tempio è costituito da mura perimetrali di circa 30 per 20 metri di blocchi di calcare bianco e arenaria rossa, tagliati e incastrati con una precisione da far invidia agli odierni architetti.
Trovano spazio in queste pareti 17 nicchie, poco profonde, in grado di ospitare una persona adulta in posizione eretta, mentre a nord si trova l’ingresso ad una stanza, trasversale alla sale principale, con soffitto a dorso d’asino (convesso e aguzzo), sul quale sono rappresentati concetti soprannaturali di notevole interesse astronomico. Si racconta che questo particolare locale, chiamato la “Sala del Sarcofago“, sia carico di un’energia cosmica percepibile da chiunque vi sosti e sia il luogo più importante di tutto l’Osireion.
Al pari dei successivi soffitti astronomici delle tombe tebane, anche quell0 dell’Osireion è diviso in due rappresentazioni tematicamente distinte e analogicamente in relazione con i punti cardinali Nord e Sud. Infatti, nonostante da un punto di vista strettamente astronomico l’asse principale dell’Osireion sia orientato a 33° a Est rispetto alla direzione Nord-Sud, da un punto di vista puramente simbolico è evidente il riferimento che le due pareti hanno con questi due punti cardinali così cruciali nella concezione egizia dei misteri della rigenerazione. Fin dall’Antico Regno gli Egizi avevano visto nelle stelle circumpolari, indicate genericamente con il termine di mesqet, due giganteschi ed insonni guardiani dell’eternità, simbolicamente associati a Seth e a Taurt, la spaventosa moglie di Seth, rappresentata dalle sembianze di un mostruoso ippopotamo femmina. Nonostante l’apparenza mostruosa Taurt, in una variante del “Libro della Notte“, si scopre essere Iside stessa, che veglia e protegge il segreto della resurrezione, rappresentata dalla “zampa del Toro“, chiamata anche “zampa anteriore di Seth“: “Come per questa zampa anteriore di Seth, essa è nel cielo del Nord legata a due pali di ormeggio di pietra da una catena d’oro; essa è affidata a Iside che sotto le sembianze di ippopotamo la protegge e la sorveglia”.
Nelle rappresentazioni del Medio e del Nuovo Regno, attorno al cardine polare, rappresentato dal “palo di ormeggio” custodito gelosamente da Taur, sono legate le quattro principali costellazioni del Nord: il Toro sacrificato, la dea Scorpione Serket, il Leone ed il Coccodrillo.
La dea NUT ad Abydos
Dimenticato nella stanza del sarcofago dell’Osireion, lottando contro le intemperie del tempo e del degrado, risiede uno dei gioielli astronomici e religiosi della XIX dinastia. Le due splendide Nut, scolpite sulle pareti, costituiscono infatti non solo due eccezionali espressioni artistiche del Nuovo Regno, ma anche due preziosi documenti storici di inestimabile valore. La Nut che si stende nella parete sud del soffitto costituisce infatti il più antico fra i pochissimi esemplari del libro cosmologico sui “Fondamenti del corso delle stelle”, chiamato anche più semplicemente “Libro di Nut“. Di fronte ad essa , sulla parete nord, racchiusa da un’altra Nut, speculare alla prima, si trova la più antica copia esistente del “Libro della Notte”, una versione abbastanza rara del viaggio notturno del sole attraverso le 12 ore. Questi due splendidi bassorilievi costituiscono nel loro insieme un tesoro eccezionale per la storia egiziana che oggi rischia seriamente di rimanere compromesso.
Una spettacolare dea Nut al tempio di Dendera
Al proprio interno il tempio di Abydos, presenta un canale dal tracciato rettangolare, di larghezza pari a circa 3 metri e profondo 4, dove 10 pilastri monolitici di granito rosso, dal peso stimato di 80 tonnellate ciascuno, delimitano lo spazio centrale.
Qui compaiono 2 vasche, una quadrata ed una rettangolare, poco profonde ed attualmente ricoperte dall’acqua, che nell’antichità rappresentavano certamente un particolare significato religioso.
Ai lati della sala scendono 2 scale fino al letto del canale che circonda i pilastri.
Il pavimento della zona centrale è anch’esso ricoperto d’acqua, probabilmente a causa d’infiltrazioni. La struttura particolare dell’architettura e la mancanza di geroglifici non aiutano gli egittologi a datare con esattezza questi tempio.
Strana è poi la forma del tempio di Sethi I (adiacente), che sembra deviare per non interferire con l’Osireion stesso. Questo è molto ribassato sotto il livello del suolo e anche la sabbia lo contende agli scavi.
Il complesso è dedicato alla divinità osiriaca, ma non ci sono statue o geroglifici che lo testimoniano.
Riesce difficile pensare all’Osireion come luogo di sepoltura di qualche faraone, mentre è più logico immaginare che tra queste mura la protezione e l’insegnamento degli dei venissero trasmessi agli uomini. Rimane indubbiamente un sito archeologico misterioso e forse questa è la sua vera natura.
Narra infatti la leggenda che Seth, tiranno dispotico e cattivo, uccise suo fratello Osiride tagliando a pezzi il suo corpo e disseminandolo per tutto l’Egitto. Sopra ogni pezzo venne poi eretto un tempio. La testa di Osiride venne sepolta ad Abydos.
Questa è solo la leggenda e noi non possiamo essere che meravigliati ed increduli spettatori.
Cinzia Vasone
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