Dopo i precedenti articoli su questo sito (https://www.ilsapere.org/?p=11682) e (https://www.ilsapere.org/dio-della-luna-abramo/), che ringrazio per dare spazio ai miei studi, proseguo e concludo con l’esposizione delle ipotesi che propongo nel mio primo libro Israeliti e Hyksos (e riprendo nel mio secondo, scritto con Alessandro De Angelis, Exodus, pubblicato tra fine settembre e inizio ottobre), parlando della data ipotetica dell’Esodo degli Ebrei, che nei libri identifico con le popolazioni su cui governavano gli Hyksos. Nei due saggi tratto anche della nascita del monoteismo ebraico, tema di cui mi occuperò più approfonditamente nel mio terzo libro, Aton, il dio egizio della Bibbia. Da Mosè a Gesù: storia dei regni di Israele e Giuda, di prossima pubblicazione (casa editrice Altera Veritas).
L’eruzione minoica di Thera, documentata storicamente, fu uno dei più grandi eventi vulcanici accaduti sulla Terra e devastò l’isola di Thera (o Santorini), compreso l’insediamento minoico ad Akrotiri come pure aree comunitarie e agricole sulle isole vicine e sulle coste di Creta. L’eruzione sembra avere ispirato certi miti greci, avere causato scompiglio in Egitto e aver fornito la base o altrimenti l’ispirazione ad Aristocle, detto Platone, per la storia riguardo ad Atlantide.
Poiché nessun corpo è stato trovato nel sito di Akrotiri, il prof. Floyd W. McCoy, professore di Geologia e Oceanografia dell’Università di Hawai’i, annota che la popolazione locale abbia, con il pericolo dell’avanzamento della imminente eruzione, lasciato l’isola prima della sua distruzione. La sottigliezza del primo strato di cenere, insieme alla mancanza di un’erosione rilevante di questo strato da parte delle piogge invernali prima che il successivo strato fosse depositato, indica che il vulcano avesse dato alla popolazione locale alcuni, pochi, mesi di preavviso.
Recenti ricerche fatte da una squadra di scienziati internazionali nel 2006 rivelarono che l’evento di Santorini fosse stato molto più grande rispetto alla stima originale di 39 km³ di roccia-densa-equivalente (D.R.E.) (ovverosia volume totale di materiale eruttato dal vulcano); questo resoconto venne pubblicato nel 1991. Con una D.R.E. stimata dunque in eccesso di 60 km³, il volume di materiali piroclastici sarebbe approssimativamente di 100 km³, posizionando l’indice di esplosività vulcanica dell’eruzione di Thera a 6 o 7, vale a dire quattro volte superiore al materiale riversato nella stratosfera per il Krakatoa nel 1883, un evento ben documentato. Questa eruzione pliniana provocò una piuma estesa nella stratosfera stimata alta da 30 a 35 km. Inoltre, il magma sottostante al vulcano venne a contatto con l’acqua marina poco profonda dell’insenatura, provocando una violenta eruzione di vapore.
L’evento generò anche uno tsunami alto da 35 m a 150 m (il ritirarsi del mare del Libro dell’Esodo1?) che devastò la costa nord di Creta, distante circa 110 km. Lo tsunami ebbe un impatto su città costiere come Amnisos, dove i muri degli edifici furono deformati nel loro allineamento. Sull’isola di Anafi, 27 km a est, sono stati trovati strati di cenere profondi 3 m, come pure strati di pomice sui pendii a 250 m sopra il livello del mare. Altrove nel Mediterraneo si sono trovati depositi di pomice causati probabilmente dall’eruzione di Thera: si segnalano, p.e., strati di cenere nelle carote perforate sul fondale marino e dei laghi anche in Turchia. Si è affermato inoltre che i depositi di cenere prodotti da Santorini sono stati trovati anche nel Delta del Nilo.
La data corretta dell’eruzione minoica non si situa nel XVI sec. a.C., come si presumeva a causa dell’errata cronologia convenzionale. Le prove e le evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato con più metodi che la data esatta è il 1628 a.C.
I prova. Radiocarbonio 1/2. L’eruzione minoica fornisce un punto fisso per allineare l’intera cronologia del Mediterraneo del II millennio a.C., poiché l’evidenza dell’eruzione viene trovata ovunque nella regione. Le stime attuali basate sulla datazione del radiocarbonio indicano che l’eruzione accadde tra il 1627 a.C. ca. e il 1600 a.C. ca. Questa gamma di date è in conflitto con le precedenti stime, basate su studi archeologici che utilizzano la cronologia convenzionale egizia, che restituiva datazioni di circa un secolo posteriori.
II prova. Radiocarbonio 2/2. Campioni di legno, ossa e semi collezionati da varie località dell’Egeo, incluso Santorini, Creta, Rodi e Turchia, furono analizzati nel 2006 in tre laboratori separati a Oxford (Regno Unito), Vienna (Austria) e Heidelberg (Germania), in modo da minimizzare i mutamenti di un errore di datazione al radiocarbonio. I risultati dell’analisi indicarono un’estesa datazione per l’evento di Thera tra il 1660 a.C. e il 1613 a.C.
III prova. Dendrocronologia 1/2. Un altro metodo usato per stabilire la data dell’eruzione è la dendrocronologia, cioè la datazione degli anelli degli alberi. Questo tipo di datazione ha mostrato che un grande evento che interferì con la normale crescita degli alberi nel Nord America accadde nel 1629 ca.-1628 a.C.
IV prova. Dendrocronologia 2/2. La prova di un evento climatico intorno al 1628 a.C. è stata trovata inoltre negli studi sulla depressione della crescita delle querce europee in Irlanda e in Svezia.
La datazione mediante il radiocarbonio non è sempre attendibile, poiché soggetta a variabili che possono determinare date errate. P.e., in questo caso, poiché gli alberi datati con il radiocarbonio crescevano sull’isola di Santorini, i risultati possono essere stati affetti da degasamento vulcanico, il quale avrebbe alterato la precisione degli studi radiometrici. Quindi lasciamo pure da parte le prime due prove. Quelle dendrocronologiche invece sono attendibili e contraddicono la cronologia convenzionale egizia e minoica. Dopo quanto abbiamo già osservato circa le cronologie tradizionali in questo capitolo, il fatto che le datazioni scientifiche sfatino quelle dei cronologisti convenzionali non ci può certo stupire, ma, anzi, conferma le nostre ipotesi. Anche l’archeologia, da sola, non dà risposte sicure circa la cronologia, perché comunque fa riferimento alla cronologia tradizionale nel datare un reperto o nel confrontare reperti di culture differenti, credendo di possedere già, in base alla cronologia convenzionale, la datazione del primo e cercando quindi di fornirne una al secondo.
P.e., alcuni archeologi hanno trovato sepolta ceramica egizia e cipriota su Thera, che è datata convenzionalmente a un periodo più tardo rispetto alle date radiometriche per l’eruzione. Ma se l’Esodo fosse contemporaneo all’eruzione minoica e il faraone dell’Esodo fosse Ahmose, vincitore degli Hyksos, allora tutto tornerebbe, perché vorrebbe dire che i faraoni delle epoche di cui sono stati trovati i reperti che si ritengono più tardi sono vissuti prima di un secolo ca., facendo retrodatare con loro anche i reperti. In ultima analisi, dobbiamo ricordare che la dendrocronologia è un metodo di datazione scientifica certa. Da ciò e da tutto quanto si è detto nei miei due libri prima possiamo ipotizzare che gli Hyksos furono i re degli Ebrei e che il II Periodo Intermedio vada retrodatato.
Non solo: se la datazione con il radiocarbonio è precisa – e lo è perché è confermata da quella dendrocronologica –, si dovrebbero avere significativi riallineamenti cronologici di molte culture del Mediterraneo, dal momento che le loro cronologie sono influenzate da quella minoica e da quella egizia, oltre che su quella biblica, e queste vengono messe in discussione.
Torniamo ora agli effetti devastanti dell’esplosione di Santorini. L‘idrologo Philip LaMoreaux affermò nel 1995 che l’eruzione causò significativi mutamenti climatici nella regione del Mediterraneo orientale, nel Mar Egeo e in buona parte dell’emisfero settentrionale. Riguardo al lasso di tempo della data dell’eruzione indicata dal radiocarbonio, c’è l’attestazione di un evento climatico significativo nell’emisfero settentrionale, che include gli scarsi raccolti in Cina, come pure l’evidenza fornita dagli anelli degli alberi, citata sopra: pini bristlecone della California, querce delle paludi dell’Irlanda, Inghilterra e Germania e altri alberi della Svezia. Gli anelli degli alberi datano precisamente l’evento a 1628 a.C.
A Creta è stata trovata l’evidenza archeologica indicante che uno tsunami, probabilmente associato all’eruzione, colpì le aree costiere di Creta e può avere duramente devastato gli insediamenti minoici costieri. Questo tsunami potrebbe essere arrivato fino all’Egitto, determinando il ritirarsi delle acque e permettendo agli Israeliti di attraversarlo. Ma quando l’onda vera e propria sarebbe arrivata, essa si sarebbe abbattuta sull’esercito del faraone. Non dovrebbe stupire l’assenza di tale dettaglio nei resoconti egizi, secondo le ipotesi fin qui avanzate, di Ahmose, dal momento che le iscrizioni geroglifiche non avevano intento storiografico, ma semplicemente celebrativo della figura del sovrano o dell’ufficiale militare, nel caso di autobiografie tombali. La notizia di una parziale sconfitta o di un evento comunque sfavorevole per il re e per l’Egitto non avrebbe avuto motivo di essere documentato. Una recente teoria ipotizza inoltre che danni significativi potrebbero essere stati provocati ai siti minoici anche da un grande terremoto che precedette l’eruzione di Thera.
Alcuni scienziati correlano un inverno vulcanico dovuto all’eruzione minoica con i documenti cinesi registranti il collasso della XI dinastia in Cina. Secondo gli Annali di bambù, il collasso della dinastia e il sorgere della dinastia Shang, datato approssimativamente al 1618 a.C., fu accompagnato da «nebbia gialla, un fioco sole, dunque tre soli, ghiaccio a luglio, carestia e l’inaridimento di tutti e cinque i cereali»2.
L’eco che il cataclisma ebbe persino in Cina mostra come, a maggior ragione, esso avrebbe potuto farsi sentire in Egitto. Non ci sono documenti egizi sopravvissuti riguardo all’eruzione, l’assenza dei quali è generalmente attribuita al disordine che regnava in Egitto intorno al II Periodo Intermedio. Potrebbero fare però eccezione le Lamentazioni di Ipuwer, nel caso A.H Gardiner avesse ragione a datare questo testo al II Periodo Intermedio, anziché al I, come generalmente si pensa.
Secondo il geologo dott. Giampiero Petrucci, l’eruzione minoica (1628 a.C.) è paragonabile, per intensità ed effetti, a quella del Tambora nel 1815, giudicata la più devastante di tutti i tempi, con influenze climatiche sull’intero pianeta. Come attestato dagli scavi archeologici, l’eruzione fu preceduta da una serie di terremoti, alcuni anche di una certa intensità, associati a scosse più lievi, i cosiddetti “tremori”. Ciò in qualche modo avvertì la popolazione del pericolo e, quando le prime ceneri iniziarono a uscire dal cratere, gli abitanti fuggirono: prova ne è il fatto che sull’isola non sono praticamente stati rinvenuti scheletri umani né tanto meno corpi carbonizzati come a Pompei. In effetti l’eruzione ricorda per caratteristiche quella del Vesuvio nel 79 d.C. Anche a Santorini infatti la prima fase eruttiva è caratterizzata dallo sviluppo di una colonna pliniana – termine che deve il nome a Plinio il Giovane (nipote dell’omonimo scrittore detto Plinio il Vecchio), il quale descrisse proprio il fenomeno vesuviano – ovvero di un immenso “fungo”, costituito da ceneri e soprattutto pomici (dal diametro fino a 30 centimetri), alto addirittura fino a 35-36 chilometri. È probabile che questa fase sia diventata man mano sempre più violenta e che sia stata totalmente subaerea: non esistono infatti prove di un’interazione tra magma e acqua. Doveva già esistere, dunque, un cono vulcanico emergente dal mare. Il vento ha sospinto i prodotti eruttati: sono stati infatti rinvenuti depositi di ceneri fino nell’interno della Turchia, a quasi 500 chilometri da Santorini, a testimonianza dell’intensità eruttiva3.
La durata dell’eruzione minoica è stimata in quattro giorni ca. Già Platone4 parlava di una favolosa isola, sede di una civiltà eletta, spazzata via da un’immane cataclisma del tutto simile ad un maremoto: molti autori hanno identificato la sua Atlantide proprio con Santorini. Altri hanno associato questo evento al passaggio del Mare di Giunchi da parte degli Ebrei guidati da Mosè: causa lo tsunami, le acque si sarebbero prima ritirate e poi abbattute sull’esercito del faraone. Non c’è nessun dubbio sull’effettivo sviluppo di uno o più tsunami, a seguito dell’eruzione. Un recentissimo studio, presentato alla conferenza di Rodi del giugno 2012 da un team internazionale di autorevoli oceanografi e vulcanologi (tra cui Sakellariou e Sigurdsson), propone un’interessante teoria riguardo all’origine dello tsunami che sarebbe provocato da più cause, non necessariamente coeve. Ricordando esempi similari a noi più vicini nel tempo (Krakatoa 1883 e Montserrat 1997-2003) e valutando la posizione dei corrispondenti depositi individuati sul fondo marino da carotaggi e prospezioni sismiche, la prima sorgente tsunami-genica è attribuita ad un potente flusso piroclastico che, dopo essere scivolato velocemente sui fianchi del vulcano, avrebbe raggiunto con violenza il mare, generando un’onda alta almeno 25-30 metri. La seconda sorgente è identificata con il collasso della parte sommitale e la formazione della caldera: l’onda così generata avrebbe un’altezza di circa 20 metri. Dunque, gli tsunami in questo caso sarebbero almeno due: resta da verificare un possibile sommarsi dei due effetti, con un’onda quindi ancora più alta5.
Certamente lo tsunami fu devastante, ma non è ancora completamente chiarito il suo sviluppo. Molti modelli, basati sulle conoscenze sempre più progredite, si sono succeduti. Nell’ultimo lustro la caccia ai depositi di questo evento ha ottenuto buoni risultati. Sull’isola di Anaphi, una ventina di chilometri a est di Santorini, sono stati ritrovati livelli di pomici coperti da sedimenti alluvionali recenti a circa 350 metri dalla costa, a un’altitudine di circa 50 metri sul livello del mare, per alcuni autori trascinati lì dall’onda di tsunami che avrebbe raggiunto quelle coste nel giro di dieci minuti. Altre evidenze simili sono state individuate a nord fino all’isola di Samotracia, a est a Lesbo e a Rodi, ancora più ad est sulle coste della Turchia, di Cipro e l’antica Canaan, dalle parti di Jaffa, dove l’onda avrebbe avuto un’altezza di circa sette metri e sarebbe arrivata almeno un’ora e mezzo dopo l’inizio dello tsunami. Nell’isola di Creta, distante circa 120 chilometri da Santorini, l’onda di tsunami, viaggiando ad una velocità di circa 500 chilometri all’ora, sarebbe giunta nel giro di 25-30 minuti, con un’altezza di 10-12 metri, colpendo (in modo differenziato a seconda della morfologia dei fondali) l’intera costa settentrionale. Molte evidenze, archeologiche e geologiche, portano a ritenere l’evento ormai assodato così come appare confermata l’ipotesi che l’economia della civiltà minoica, allora fiorente a Creta e nell’intero Egeo, abbia subito dal cataclisma un colpo praticamente mortale, vedendo distrutta gran parte della sua potente flotta navale e danneggiata sensibilmente l’agricoltura. Proprio per questo si parla di tsunami minoico6.
L’unica direzione ancora inesplorata rimaneva l’ovest. Il primo indizio importante è stato trovato sul fondo del mare tramite carotaggi e prospezioni sismiche, a diverse decine di chilometri da Creta, in direzione ovest/sud-ovest. È stata individuata infatti un’unità sedimentaria molto particolare, simile al deposito di una torbidite (una sorta di frana sottomarina che scivola sulla scarpata continentale) e che rappresenta una mobilizzazione e rideposizione su fondali molto profondi di depositi pelagici non consolidati. Le nette differenze riscontrate tra la composizione di questo livello, di spessore plurimetrico, con il substrato e con il soprastante, ha portato a ritenere la sua origine non legata ad un fenomeno torbiditico in senso stretto. Il fatto che stratigraficamente questi livelli occupino la stessa posizione dei depositi piroclastici di Santorini (di fatto sostituendoli), la datazione col radiocarbonio e l’evidenza che essi rappresentino la rilavorazione di una considerevole massa di sedimenti hanno portato all’ipotesi che provengano da un’origine ben precisa, comune, unica al punto da essere definiti “homogeniti” proprio perché derivanti da uno stesso fenomeno. In sostanza l’onda avrebbe “strappato” con violenza questi sedimenti da un fondo marino piuttosto basso per trasportarli lontano e in profondità, verso ovest/sud-ovest. Molti autori indicano lo tsunami di Santorini, in particolare quello originato dalla formazione della caldera, come responsabile di questa deposizione. In ogni caso le homogeniti rappresentano dunque una particolare tipologia di “tsunamiti”, altro termine entrato recentemente in voga tra gli scienziati e atto a rappresentare il risultato di quei processi sedimentari e idrodinamici legati allo sviluppo di uno tsunami e alla conseguente alterazione del fondo marino e delle coste.
La caccia alle “tsunamiti” è in pieno sviluppo per tutto il Mediterraneo e anche sulle coste italiane. A questo proposito risulta particolarmente importante un recente studio, condotto tra gli altri dal dott. P.M. De Martini e dalla dott.ssa A. Smedile dell’I.N.G.V., relativo alla baia di Augusta, in Sicilia, storicamente interessata da diversi tsunami7. In questo sito sono stati individuati diversi livelli di “tsunamiti” sia sulla costa che offshore attraverso carotaggi e sismica a riflessione. Questi depositi, di spessore inferiore ai 20 centimetri, sono generalmente costituiti in prevalenza da sabbie, con presenza (talora abbondante) di bioclasti, microfauna e frammenti di conchiglie dall’evidente provenienza marina. Nell’interno della costa sono stati rinvenuti anche ad alcune centinaia di metri dall’attuale linea di riva. Per i sedimenti offshore appare particolarmente rilevante la presenza di foraminiferi epifitici, cioè di microorganismi che vivono sulle alghe flottanti, dunque facilmente trasportabili da un’onda. Trovare i depositi con questi foraminiferi a una profondità maggiore di quella in cui i microorganismi vivevano è chiaro indice di uno spostamento provocato da un evento di grande energia, capace di trasportarli (anche con un’onda che “torna indietro” dopo aver colpito la costa) in altra sede. In base alla datazione col radiocarbonio di questi livelli, il livello più antico di “tsunamiti” riscontrato nella baia di Augusta corrisponde, con buona approssimazione, all’età in cui si sviluppò l’eruzione di Santorini. È molto probabile dunque che l’onda dello tsunami minoico sia arrivata fino in Sicilia: è questa la prima evidenza dell’evento riscontrata ad ovest delle coste greche8.
Lo tzunami minoico arrivò fino in Sicilia e addirittura nell’antica terra di Canaan attaccata al nord Egitto9. E’ così improbabile dunque che sia arrivato anche fra terra di Canaan e nord dell’Egitto, dove sarebbero passati gli Ebrei tramite il Mare di Giunchi10, nord dell’Egitto dove è stata trovata della pomice dell’eruzione minoica stessa (a Tell el-Dab’a, la capitale degli Hyksos, come riferì l’archeologo ed egittologo dott. Manfred Bietak in un articolo del 1997 sul quale torneremo) e che qualcuno abbia preso il fenomeno per un fatto sovrannaturale, un prodigio, un miracolo, un intervento divino?
Se lo tzunami minoico e le altre conseguenze dell’eruzione di Thera arrivarono fino all’Egitto come dimostrano i resti di pomice e altri elementi, allora i miracoli del primo Esodo troverebbero una spiegazione. L’eruzione ha come conseguenza la formazione di un massiccia nuvola di ceneri (nona piaga: le tenebre). Anche la settima piaga è spiegabile: «sul suolo si abbatté fuoco e il Signore fece cadere grandine su tutta la terra d’Egitto. Ci furono grandine e fuoco in mezzo alla grandine: non vi era mai stata in tutta la terra d’Egitto una grandinata così violenta, dal tempo in cui era diventata nazione»11. Dopo l’eruzione del Krakatoa detriti vulcanici delle dimensioni di una pallottola precipitarono sul terreno come grandine, pomici ardenti appiccarono il fuoco sul terreno e distrussero alberi e abitazioni, lampi saettarono tutto intorno, provocati dalla terribile turbolenza all’interno della nube vulcanica. La sesta piaga, quella delle ulcere, può essere dovuta alla ricaduta di polvere vulcanica acida (moltissime persone soffrirono di ulceri ed esantemi dopo l’eruzione del Monte Saint Helens, vulcano dello stato di Washington), mentre la moria del bestiame (quinta piaga) all’inalazione della polvere, come accadde in seguito alla suddetta eruzione del vulcano statunitense. La prima piaga può essere spiegata con la dispersione di ossido di ferro che può colorare le acque di rosso e causare la morte dei pesci.
Le altre piaghe, cioè la seconda, le rane, la terza, le zanzare, la quarta, i tafani, e l’ottava, le cavallette, possono essere collegate con i postumi di una eruzione. Infatti quando i vulcani coprono con un manto di cenere la campagna, gli invertebrati che strisciano e gli insetti allo stadio di larve, crisalidi, o uova riescono a restare al sicuro sottoterra, come possono fare i serpenti che si rintanano, i roditori e le uova delle rane, protette sotto le sporgenze degli scogli sommersi. Questi animali risultando, dopo l’eruzione, avvantaggiati rispetto ai loro predatori, accrescono la loro popolazione, e sono spinti a cercare nuove dimore e fonti di cibo. Un esempio ne è il caso dell’eruzione del Monte Pelée in Martinica nei Caraibi, avvenuta nel 1902 (i coltivatori si trovarono assediati da formiche volanti) e un altro il Monte Sant’Elena (le rane si diffusero a migliaia nelle campagne, ostacolando il transito sulle strade). Questa l’ipotesi di G. Phillips.
Riguardo la decima piaga, Barbara Siversten ha ipotizzato che debba esser riferita alla contaminazione dei prodotti della terra, che causò morti a profusione12.
Infine, violenti temporali devastarono l’Egitto e furono descritti nella Stele della Tempesta di Ahmose13, e sono stati attribuiti ai mutamenti climatici a breve termine causati dall’eruzione di Thera. Si sostiene che il danno provocato da questa tempesta possa essere stato causato da un terremoto successivo all’eruzione di Thera, e si è anche suggerito che esso fosse avvenuto durante la guerra contro gli Hyksos. Chiaramente se il regno di Ahmose non fosse da retrodatare al periodo attorno al 1628 a.C., perché in una sua stele si descriverebbero fatti correlati all’eruzione minoica14?Questo testo potrebbe essere la conferma della nostra ipotesi: in base a tutt’altri elementi abbiamo ipotizzato che il faraone dell’Esodo fosse Ahmose e che contemporaneo all’Esodo e ad Ahmose fosse avvenuto il cataclisma di Santorini. Dopo di che una stele egizia proprio di questo faraone viene a confermare quanto abbiamo ipotizzato: contemporaneità fra l’eruzione minoica e Ahmose, identificazione di Ahmose con il faraone dell’Esodo, contestualizzazione dell’Esodo nella fase di transizione tra fine del II Periodo Intermedio e inizio del Nuovo Regno, retrodatazione dei fatti per lo meno della prima metà del II millenio a.C., identificazione degli Hyksos con i Patriarchi ebrei e i loro discendenti. Gli Hyksos pertanto sembrerebbero essere stati veramente i re degli Ebrei.
Andrea Di Lenardo (24/10/2016)
Autore di Israeliti e Hyksos
e, con Alessandro De Angelis, di Exodus
Studente di Storia a “Ca’ Foscari”
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http://www.macrolibrarsi.it/libri/__exodus-libro.php
Note
1 Es., 14, 19-30.
2 Annali di bambù.
3 Redazione MeteoWeb, Santorini, l’eruzione e lo tzunami: le onde di maremoto arrivarono anche in Sicilia!, 9 agosto 2012, meteoweb.eu/2012/08/santorini-leruzione-e-lo-tsunami-le-onde-di-maremoto-arrivarono-anche-insicilia/147429/.
4 PLATONE, Timeo; PLATONE, Crizia.
5 Redazione MeteoWeb, Santorini, l’eruzione e lo tzunami: le onde di maremoto arrivarono anche in Sicilia!, 9 agosto 2012, meteoweb.eu/2012/08/santorini-leruzione-e-lo-tsunami-le-onde-di-maremoto-arrivarono-anche-insicilia/147429/.
6 Ibid.
7 Redazione Meteo Web, Speciale Tzunami italiani, sito web di MeteoWeb.
8 Redazione MeteoWeb, Santorini, l’eruzione e lo tzunami: le onde di maremoto arrivarono anche in Sicilia!, 9 agosto 2012, meteoweb.eu/2012/08/santorini-leruzione-e-lo-tsunami-le-onde-di-maremoto-arrivarono-anche-insicilia/147429/; J. ANTONOPOULOS, The Great Minoan Eruption of Thera Volcano and the Ensuing Tsunami in the Greek Archipelago, in «Natural Hazards», n. 5, 1992, pp. 153-168; P.M. DE MARTINI, et al., A Unique 4000 Yrs Long Geological Records of Multiple Tsunami Inundations in the Augusta Bay (eastern Sicily, Italy), in «Marine Geology», n. 276, 2010, pp. 42-57; P.M. DE MARTINI, A. SMEDILE, D. PANTOSTI, Combining Inland and Offshore Paleotsunamis Evidence: the Augusta Bay (eastern Sicily, Italy) Case Study, Marine Geo-Hazards in the Mediterranean, Nicosia, 2011; D. DOMINEY-HOWES, D. MINOS-MINOUPOLOS, Perceptions of Hazard and Risk on Santorini, in «Journal of Volcanology and Geothermal Research», n. 137, 2004, pp. 285-310; T. MULDER, et al., A New Conceptual Model for the Deposition Process of Homogenite: Application to a Cretaceous Megaturbidite of the Western Pyrenees (Basque Region, SW France), Sediment. Geol., 2009; T. NOVIKOVA, G.A. PAPADOPOULOS, F.W. McCOY, Modelling of Tsunami Generated by the Giant Late Bronze Age Eruption of Thera, South Aegean Sea, Greece, in «Geophysical Journal International», n. 186, 2011, pp. 665-680; D. SAKELLARIOU, et al., Tsunami Triggering Mechanisms Associated with the 17th Century BC Minoan Eruption of Thera Volcano, Greece, The 22nd International Offshore and Polar Engineering Conference, Tsunami and Safety Symposium, Rodi, 2012.
9 Redazione MeteoWeb, Santorini, l’eruzione e lo tzunami: le onde di maremoto arrivarono anche in Sicilia!, 9 agosto 2012, meteoweb.eu/2012/08/santorini-leruzione-e-lo-tsunami-le-onde-di-maremoto-arrivarono-anche-insicilia/147429/.
10 A. DI LENARDO, Israeliti e Hyksos. Ipotesi sul II Periodo Intermedio d’Egitto e la sua cronologia, Kimerik, Patti (Me) 2016.
11 Es., 9, 23-25.
12 R. ORILIA, Le piaghe d’Egitto: un’eruzione vulcanica?, http://lalephgiornalino.blogspot.gr/2012/01/le-piaghe-degitto.html?m=1; G. PHILLIPS, I Templari e il mistero dell’Arca Perduta; TREVISANATO, Le Plagues of Egypt; grahamphillips.net; scienze.tv/node/4480; «Focus Storia», n. 62, dicembre 2011; Aa.Vv., La Sacra Bibbia, UELCI, 2008; Aa.Vv., La Sacra Bibbia, Paoline, 1996.
13 Stele della tempesta.
14 Santorini eruption much larger than originally believed, University of Rhode Island, Rhode Island 23 agosto 2006; D.A. HARDY, Thera and the Aegean World III. Proceedings of the Third International Congress, vol. I, Atti del III Congresso Internazionale, Thera Foundation, Santorini 3-9 settembre 1989; D.A. HARDY, Thera and the Aegean World III. Proceedings of the Third International Congress, vol. II, Atti del III Congresso Internazionale, Thera Foundation, Santorini 3-9 settembre 1989; D.A. HARDY, Thera and the Aegean World III. Proceedings of the Third International Congress, vol. III, Atti del III Congresso Internazionale, Thera Foundation, Santorini 3-9 settembre 1989; C. OPPENHEIMER, Conseguenze climatiche, ambientali ed umane della più grande eruzione storica mai conosciuta: vulcano Tambora (Indonesia) 1815, in «Progress in Physical Geography», n. 27, 2003, pp. 230-259.
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